11 gennaio 1996: 25 anni fa, Giuseppe Di Matteo veniva brutalmente ucciso dalla mafia
L’11 gennaio del 1996 veniva ucciso dalla mafia Giuseppe Di Matteo. Venticinque anni fa veniva barbaramente assassinato, prima strangolato e poi sciolto nell’acido, dopo oltre due anni di prigionia: l’obiettivo della mafia (sin dal suo sequestro avvenuto nel novembre 1993) era quello di intimidire il padre, Santino Di Matteo, diventato collaboratore di giustizia al pari di altri ex mafiosi.
A 25 anni dalla morte (a soli 15 anni) del giovane Di Matteo, ingannato anche nel momento del sequestro – i mafiosi si presentarono a lui travestiti da agenti della Dia, facendogli credere che avrebbe rivisto il padre, già sotto protezione -, le istituzioni ricordano uno degli atti criminali più brutali e ignobili compiuti dalla mafia, che all’epoca fece grande scalpore e che ancora oggi suscita rabbia e indignazione.
NICOLA MORRA (presidente della commissione parlamentare Antimafia) – “Spesso si sente dire che la mafia sia nata sulla base di codici d’onore, a difesa di valori antichi, per imporre quei valori di giustizia che lo Stato non assicura. […] Che lo si vada a dire ai familiari di Giuseppe Di Matteo, soffocato e poi sciolto nell’acido affinché non rimanesse traccia del suo cadavere 25 anni fa, dopo esser stato rapito 779 giorni prima, quando aveva neanche 13 anni, per dissuadere il padre dal collaborare con gli inquirenti fornendo informazioni decisive per contrastare Cosa Nostra”.
GIUSEPPE PROVENZANO (ministro per il Sud) – “Venticinque anni fa veniva ucciso il piccolo Giuseppe Di Matteo, un delitto che ha ricordato al mondo tutta la bestialità di Cosa Nostra. Era nato nel 1981, come la generazione che in Sicilia e in tutta Italia ha urlato il suo no alla mafia. Non dimentichiamo”.
LEOLUCA ORLANDO (sindaco di Palermo) – “Il volto sorridente di un bambino che sul suo cavallo che salta un ostacolo e il volto tragico, criminale di un contesto, anche familiare, di mafia e di violenza. L’intitolazione di questo splendido campo (il campo ostacoli della Favorita, ndr.) al ricordo del piccolo Di Matteo è stata l’occasione per confermare la prevalenza di una cultura di vita rispetto ad una cultura di morte, per dire no ad un sistema di potere criminale mafioso che aveva il volto dello Stato e delle istituzioni e che mortificava i valori fondamentali della vita: l’amore, la famiglia, i bambini, la pace, la convivenza civile. Tutto questo in un indimenticabile giorno nel quale abbiamo intitolato questo spazio insieme con Rita Borsellino e Antonino Caponnetto”.
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