19 agosto 1949: quando la banda di Salvatore Giuliano uccise 7 carabinieri

Oggi, 19 agosto, ricorre il 70° anniversario della Strage di Bellolampo – Passo di Rigano.

La storia racconta che il 26 dicembre 1945 la caserma dei Carabinieri di Bellolampo, a Palermo, fu attaccata una prima volta da una cinquantina di uomini di Salvatore Giuliano, in quel momento colonnello dell’EVIS (Esercito volontario per l’indipendenza della Sicilia), devastandola.

Il 19 agosto dell’anno successivo, dopo l’attacco di una quindicina di uomini della banda Giuliano alla caserma dei Carabinieri, come rinforzo fu inviata una colonna di cinque autocarri pesanti e di due autoblindo con 60 uomini del 12° Battaglione Mobile Carabinieri del capoluogo siciliano.

L’ultimo camion, con 18 carabinieri a bordo, saltò in aria su una mina in località Passo di Rigano. Morirono sette carabinieri e 11 restarono feriti.

I NOMI DELLE VITTIME

  • Giovan Battista Aloe;
  • Armando Loddo;
  • Sergio Mancini;
  • Pasquale Marcone;
  • Gabriele Palandrano;
  • Antonio Pubusa;
  • Ilario Russo.

Erano tutti di umili origini, provenivano da varie città italiane: Giovan Battista Aloe, classe 1926, da Cosenza, Armando Loddo, classe 1927, da Reggio Calabria, Sergio Mancini, classe 1925, da Roma, Pasquale Antonio Marcone, classe 1922, da Napoli, Gabriele Palandrano, classe 1926, da Ascoli Piceno, Carlo Antonio Pabusa, classe 1926, da Cagliari, e il più giovane, Ilario Russo, classe 1928, da Caserta. Altri dieci carabinieri rimasero feriti, alcuni subirono gravi mutilazioni.

IL PIANO D’ATTACCO DI GIULIANO

Come riportato sul sito dell’Associazione Nazionale Carabinieri, il piano di attacco di Giuliano prevedeva una esecuzione in tre tempi: “l’attacco dimostrativo alla caserma di Bellolampo, con lo scopo di attirare le forze di polizia in una zona particolarmente adatta all’agguato; la strage della colonna sulla via di ritorno; l’assalto alle forze che da Palermo sarebbero accorse. A Passo di Rigano i banditi avevano posto una grossa mina legata con un filo di ferro, nascondendosi sul lato opposto in un folto boschetto, attendendo il rientro a Palermo dell’autocolonna. Il rumore dei motori annunciò agli attentatori l’arrivo dei mezzi dei carabinieri, uno strappo al filo di ferro e la mina si posizionò tra le ruote posteriori dell’ultimo autocarro al comando del tenente Milillo e del brigadiere Tobia, che erano nella cabina di guida. Il fragoroso scoppio fece fermare l’autocolonna, i carabinieri ed i poliziotti saltarono a terra dai mezzi e corsero verso il luogo dell’esplosione. Fra i feriti, il più grave, il Carabiniere Ilario Russo, morirà il giorno dopo all’ospedale militare di Palermo. Alla notizia dell’attentato l’ispettore generale di Pubblica sicurezza Verdiani, il generale dei carabinieri Polani, il colonnello Tuccarin, il maggiore Jodice e un vice questore con due automobili si diressero verso Passo di Rigano. Attraversata piazza Noce, nel tratto di strada per Passo di Rigano, le autovetture subirono una aggressione da parte di un gruppo di fuorilegge appostati dietro un muro che costeggiava la strada. Una prima bomba colpì l’autovettura dell’ispettore Verdiani e del generale Polani, altre bombe e raffiche di mitra colpirono l’altro mezzo. Gli occupanti si salvarono la vita abbandonando il mezzo”.

Ai funerali in Cattedrale, a Palermo, partecipò una grande folla.

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