“Al Sud devono impegnarsi di più”: tutti contro il ministro Bussetti, anche un parroco
Non si placa la polemica dopo che il Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, rispondendo a una domanda su come le scuole del Sud possano recuperare il gap con quelle del Nord, ha detto: “ci vuole l’impegno del Sud, vi dovete impegnare forte. Più fondi? No, più impegno: lavoro, sacrificio, impegno, lavoro e sacrificio”.
Maurizio Franzò, presidente regionale dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP), ha affermato che “le dichiarazioni del ministro sono irricevibili” e il gap “non può essere addebitato al personale che opera nel mondo della scuola siciliana”.
Contro il ministro della Lega si è scagliata anche la Flc Cgil, secondo cui “evidentemente” Bussetti “non conosce le scuole del Sud, dove si continua a garantire ogni giorno un servizio scolastico efficiente, sono sprezzanti e oltraggiose. Le sindacaliste Graziamaria Pistorino e Franca Ginnola hanno aggiunto che “il ministro dovrebbe semplicemente scusarsi pubblicamente”.
Contro Bussetti, però, non solo gli addetti ai lavori ma anche la Chiesa. In particolare, don Giuseppe Amato, parroco di Pollina e Finale di Pollina (Palermo) ha scritto al Ministro dell’Istruzione: “Noi non vogliamo fondi e soldi, necessari per carità, indispensabili senza dubbio, ma siamo di certo stanchi di far pensare che stiamo sempre lì a chiedere l’elemosina. Siamo stanchi delle etichette: mafiosi, fannulloni, parassiti, e ci dispiace che sia proprio il ministro dell’Istruzione a prestare il fianco al propagarsi ancora di certa mentalità”.
Il sacerdote – come si legge su Repubblica.it – ha aggiunto che “Lei parla di impegno, di lavoro, di sacrifici ra potrei risponderle con tanti di quei luoghi comuni legati alla politica, al suo partito, a come lei è diventato ministro che forse le verrebbe su un minimo di rossore, ma non è questo il mio intento”.
Per don Amato studenti, insegnanti e operatori scolastici si danno da fare per il bene della scuola ogni giorno: “Dietro a tutto questo impegno ci stanno padri e madri di famiglia che lavorano anche a giornata, a volte a ore, spesso in nero per mantenere le famiglie. Dietro a tutto questo c’è il sacrificio di tanti che sono dovuti partire per andare a insegnare in altre regioni, trapiantando altrove intere famiglie e spezzando legami. Quindi non ci venga a parlare di impegno, di lavoro e di sacrificio, perché insieme a tanti limiti sappiamo di cosa stiamo parlando”.