Bancarotta Tecnis, il pm Zuccaro: “Attività predatoria da imprenditori spregiudicati”
“Particolarmente consistente”. Così il procuratore della Repubblica a Catania, Carmelo Zuccaro, definisce il quadro probatorio nei confronti della Tecnis Spa e dei soggetti arrestati in merito all’operazione Arcot, definendo “predatoria” l’attività compiuta dagli imprenditori che gestivano l’azienda.
Zuccaro afferma ai giornalisti: “E’ un operazione che evidenzia come imprenditori particolarmente spregiudicati facciano la parte del leone nell’aggiudicarsi appalti pubblici, non solo in Sicilia ma su tutto il territorio nazionale, e giocando sporco riescono a vincere la concorrenza di altri imprenditori meno spregiudicati. Il problema è che Costanzo voleva perpetuare questo sistema perché, resosi conto che ormai la Tecnis era in una situazione di particolare difficoltà, già aveva cominciato ad aprire un’altra società, la Amec, che stava già cominciando ad aggiudicarsi determinate commesse pubbliche e nella quale i Bosco Lo Giudice e i Costanzo stavano spostando parte della loro attività in modo da perpetuarla nel tempo”.
E aggiunge: “Questi soggetti, che avevano un portafoglio di commesse di 700 milioni di euro, che avevano 600 dipendenti, non sarebbero mai entrati in crisi se non avessero svolto un’attività predatoria così forte. Né, d’altra parte, avrebbero potuto ottenere questi grandi risultati, visto che la qualità dei lavori da loro svolti non era certamente pregevole, se non avessero potuto contare su favori illeciti. Questo è un ragionamento di carattere generale e non può essere oggetto di maggiori puntualizzazioni”.
Il pm sottolinea anche i presunti legami con la malavita organizzata (sebbene venga ribadito che non è direttamente oggetto di questo procedimento): “Non dimentichiamo che Mimmo Costanzo alcuni anni fa, dopo iniziali reticenze, si decide ad ammettere, che la sua famiglia, il padre e poi lui stesso, direttamente pagavano alla famiglia Santapaola delle somme di denaro anche cospicue, ma assolutamente irrisorie rispetto a quelli che noi riteniamo di essere stati i benefici che ha ricavato da questa protezione che gli veniva accordata. Non vi è dubbio che questo modo di procedere predatorio nei confronti delle propria aziende in realtà nascondeva anche la necessità di alimentare la corruzione e di ottenere indebiti vantaggi dai rapporti con l’associazione mafiosa”.