blitz antimafia agrigento, sette arresti in carcere boss gregari e politici

Blitz antimafia ad Agrigento: sette arresti. In carcere boss, gregari e politici

I Carabinieri di Agrigento hanno fermato sette persone accusate di associazione mafiosa. In carcere sono finiti boss e gregari delle ‘famiglie’ di Licata e Campobello di Licata. Tra i fermati dai carabinieri di Agrigento c’è il boss Angelo Occhipinti, 64 anni. Sarebbe il “reggente” della cosca di Licata. Occhipinti in passato è stato condannato per estorsioni aggravate dal metodo mafioso.

Fermati anche il consigliere comunale di Licata Giuseppe Scozzari, eletto a giugno del 2018, e un ex consigliere comunale che, secondo le indagini, si sarebbe, come anche altri politici, rivolto al capomafia per avere favori. In riferimento alla posizione di Scozzari, secondo quanto dichiarato dal comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, avrebbe chiesto e ottenuto appoggio dalla famiglia di Occhipinti proprio in occasione delle elezioni del giugno del 2018: “In cambio, – afferma il Colonello Pellegrino – Scozzari che è il responsabile del servizio tecnico del presidio ospedaliero di Licata, nonché influente funzionario dell’Asp di Agrigento, avrebbe garantito la sua disponibilità nell’ambito di necessità di carattere diagnostico all’ospedale”.

Le indagini, oltre a disarticolare i vertici e i ‘quadri’ dei due clan, hanno scoperto un’estorsione a una impresa che svolgeva lavori edili in Germania e hanno accertato l’interesse dei mafiosi nel settore delle slot-machine. All’affare partecipava una società di distribuzione di apparati elettronici da gioco.

Tra i particolari emerge una intercettazione telefonica nella quale Occhipinti, parlando del figlio di Riina, Giuseppe Salvatore, diceva: “Davanti a questo ragazzo ci togliamo tutti il cappello”. Le parole, intercettate da una microspia degli investigatori, sono inserite in una conversazione tra il capomafia e un uomo d’onore a cui sarebbe stato chiesto in carcere, proprio dal figlio del padrino corleonese, di “stuccare” (eliminare, ndr) un licatese.

Nel corso delle perquisizioni sono stati trovati armi, denaro e un jammer, un’apparecchiatura usata per neutralizzare le microspie e ‘disturbare’ le intercettazioni telefoniche e ambientali.

Nell’indagine è emerso anche il nome del deputato regionale Carmelo Pullara. Il capomafia intercettato, infatti, ha definito il parlamentare ‘a disposizione’ del clan. Pullara, 48 anni, eletto alle ultime regionali, è iscritto al Gruppo Popolari e Autonomisti. “Mi sospendo immediatamente dalla Commissione Antimafia della quale faccio parte – ha commentato Pullara –, rammaricandomi ancora una volta della gratuità della pressa mediatica nella quale un uomo come me deve ritrovarsi senza accusa alcuna e senza condanna alcuna. Mi dichiaro completamente estraneo ai fatti. Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia, né comunicazione alcuna da parte degli organi preposti”.

L’inchiesta è coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Claudio Camilleri e Gery Ferrara Nell’operazione, denominata ‘Assedio’, sono stati impegnati oltre 100 carabinieri, un elicottero e le unità cinofile.

I NOMI – I fermati dai carabinieri della compagnia di Licata e da quelli del comando provinciale di Agrigento nell’ambito del blitz della dda contro i clan di Licata e Campobello sono: Raimondo Semprevivo, Vincenzo Bellavia, Angelo Graci, Angelo Occhipinti, Giuseppe Puleri, Giuseppe Scozzari, Giuseppe Salvatore Spiteri. Nell’inchiesta risultano indagati, ma non è stato eseguito alcun provvedimento di fermo perché sono già in carcere, anche Vincenzo e Gabriele Spiteri.

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