Borsellino, tensioni in aula tra l’ex pm Palma e i legali di parte civile: udienza sospesa

Momenti di tensione emotiva al processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio dove oggi ha deposto l’ex pm Annamaria Palma, indagata a Messina con l’accusa di aver contribuito al depistaggio delle indagini sull’attentato. “Non tollero di essere indagata ingiustamente e di essere attaccata dai familiari del giudice Borsellino che io ho adorato”, ha detto la Palma probabilmente riferendosi alle critiche sollevate da Fiammetta Borsellino, figlia del giudice.

Annamaria Palma, che ha scelto di rispondere, ha anche chiesto di non essere ripresa dalle telecamere: si sarebbe potuta avvalere della facoltà di non rispondere in quanto indagata di calunnia aggravata insieme al collega Carmelo Petralia nel procedimento connesso a quello nisseno, aperto a Messina. “Siccome faccio parte di questo Stato e voglio contribuire alla verità, intendo rispondere”, ha detto in apertura di udienza.

L’ex pm ha negato che in procura ci fossero stati contrasti sulla gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino e ha sostenuto di non aver mai saputo che la ex collega Ilda Bocassini avesse scritto una nota in cui esprimeva dubbi sul collaboratore di giustizia.

“Non abbiamo mai avuto idea della falsità delle dichiarazioni di Scarantino – ha detto Palma -. Scarantino non ci diceva di non voler più collaborare con la giustizia, si lamentava della sicurezza, dei soldi, di questioni logistiche, ma solo di questo. Avevamo solo la certezza che la famiglia stesse tentando di minare la sua collaborazione o di inquinarne le dichiarazioni e pensavamo che possibili ripensamenti fossero indotti dalla famiglia. Come si sente dalle intercettazioni, alla famiglia che lo invitava a ritrattare lui rispondeva ‘io sono sicuro di quel che so’. Allora quella verità avevamo. Magari domani ce ne sarà un’altra, ma allora avevamo quella. Io non avevo notizia di suoi tentennamenti allora”, ha aggiunto. Palma ha poi riferito che il falso pentito Vincenzo Scarantino aveva il suo numero di cellulare e la chiamava mentre era in una località protetta perché glielo aveva dato l’allora procuratore Tinebra.

Nel corso della testimonianza il magistrato ha avuto uno scontro con uno dei legali di parte civile. I toni sono saliti e il presidente del tribunale, che per il depistaggio processa tre poliziotti, ha sospeso l’udienza.

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