Caso Diciotti, Procura di Palermo chiude indagine sugli scafisti
Chiusa l’indagine sui quattro presunti scafisti che, nell’agosto scorso, avrebbero condotto un barcone con 190 migranti, partito dalla Libia e diretto dalla Sicilia, soccorso poi dalla nave Diciotti.
Lo si apprende da Repubblica.
La vicenda è la stessa in cui è coinvolto anche il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. La Procura di Catania ha, infatti, richiesto al Senato l’autorizzazione a procedere per il vicepremier, su ordine del tribunale dei ministri del capoluogo etneo.
A Salvini si contesta l’ipotesi del sequestro di persona in seguito al ritardo nello sbarco dei 177 migranti che si trovavano a bordo.
La Procura di Palermo, invece, si occupa della parte relativa al viaggio dell’imbarcazione dalle coste della Libia alle acque territoriali di Lampedusa (Agrigento), di cui è competente il distretto giudiziario del capoluogo dell’Isola.
Tutti e quattro gli indagati sono in carcere: gli egiziani Ahmdes Shalaby Farid (23 anni), Ashraf Abnibrahim (39) e Al Jezar Mehammaed Ezet (24), e Shahalom Mohammod, originario del Bangladesh.
Ai quattro è contestato il reato di associazione per delinquere finalizzata alla tratta degli esseri umano, alla violenza sessuale e al favoreggiamento dell’immigrazione clandesitna con l’aggravante di avere preso parte a un’organizzazione che tiene i migranti in prigionia in Libia.
Intanto, Matteo Salvini ha fatto sapere che la sorte del Governo non è “per nulla” legata al caso Diciotti. “Il governo va avanti e abbiamo tante cose da fare. Il problema del Paese non è Salvini”, ha detto il vicepremier a Monteroni d’Arbia, in provincia di Siena, a margine della cerimonia di riconsegna di un bene confiscato.
Salvini ha aggiunto: “Porto uno scritto, perché scripta manent, davanti al Senato, spiegando quello che non ho fatto da solo ma che abbiamo fatto tutti insieme per la sicurezza, per difendere i confini, la legalità e il decoro del nostro paese. […] Mi vedete preoccupato? Confesso che dormo tranquillo, andrò in Senato a testa alta perché ho difeso l’interesse del mio Paese e i confini e la sicurezza”.