Caso “Gregoretti”, sentiti Di Maio e Lamorgese. Salvini: “Decidevamo insieme”
Si è svolta a Catania, nell’aula bunker del carcere di Bicocca, una nuova udienza preliminare sulla vicenda della nave Gregoretti che potrebbe portare al rinvio a giudizio dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini accusato di sequestro di persona e abuso in atti di ufficio per avere bloccato lo sbarco nel porto di Augusta di 131 migranti nel luglio 2019. È stato il giorno delle deposizioni di Luigi Di Maio, attuale ministro degli Esteri, e di Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno.
“Sono contento – ha detto Salvini, presente a Catania – di aver sentito dai due testimoni il fatto che c’era una continuità nell’azione di governo, una condivisione nell’azione di governo e una soddisfazione per aver svegliato l’Europa che prima del nostro governo dormiva. Abbiamo fatto quello che la legge ci permetteva e che gli italiani ci chiedevano, abbiamo salvato vite. Decidevamo insieme, non ho mai alzato il dito contro Conte, Di Maio, Lamorgese, non sono colpevoli neanche loro perché molto semplicemente riteniamo che non ci sia alcun reato. Tutti attuavano le stesse politiche di governo”.
Giulia Bongiorno, l’avvocato che difende l’ex ministro dell’Interno, dice: “Io dopo le deposizioni di oggi vorrei solo che a marzo si concludesse tutto, non vorrei perdere tempo. Se vogliamo aprire questo capitolo ok, ma la preoccupazione è che passino altri tre mesi e di fare un processo nel processo. Noi stiamo assumendo iniziative su un tema assai rilevante”. Una nuova udienza preliminare si terrà il prossimo 5 marzo, nuovamente di venerdì, a Catania e ad essere sentito, come testimone, sarà l’ambasciatore italiano all’Ue, Maurizio Massari. Lo stesso giorno, il Gup scioglierà la riserva sulla richiesta delle parti civili di convocare l’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, come persona informata sui fatti.
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, ha scritto su Facebook: “Tutta la mia vicinanza politica e umana a Matteo Salvini, costretto anche oggi, a causa della vigliacca autorizzazione parlamentare di PD e M5S, a rispondere in tribunale del tentativo di contrastare l’immigrazione illegale di massa fatta in qualità di Ministro dell’Interno del primo Governo Conte. La difesa dei confini è un dovere, non un reato”.
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