Caso Nicosia, la deputata di Italia viva Giusy Occhionero rinviata a giudizio

La deputata di Italia viva Giusy Occhionero è stata rinviata a giudizio dal gup di Palermo con l’accusa di falso, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Antonello Nicosia, coimputato e accusato di falso aggravato e associazione mafiosa e che ha scelto il rito abbreviato, come il boss di Sciacca Accursio Dimino e Paolo e Luigi Ciaccio, che rispondono invece di favoreggiamento. Rinviato a giudizio, come Occhionero, Massimiliano Mandracchia, anche lui imputato di favoreggiamento.

Secondo quanto emerso dall’inchiesta, Occhionero avrebbe fatto passare Nicosia (allora conosciuto solo telefonicamente) per suo assistente, consentendogli di entrare con lei nelle carceri senza autorizzazione e di avere incontri con i boss. Solo in un secondo momento, dopo tre ispezioni in istituti di pena siciliani, i due avrebbero formalizzato il rapporto di collaborazione. Nicosia avrebbe sfruttato la collaborazione con Occhionero per entrare e uscire dalle carceri.

Il 21 dicembre, dopo aver avuto con Nicosia solo contatti telefonici, la deputata è arrivata a Palermo e ha incontrato Nicosia con cui è andata immediatamente a fare un’ispezione al carcere Pagliarelli. All’ingresso ha dichiarato che era un suo collaboratore: circostanza, hanno accertato i pm anche attraverso indagini alla Camera, falsa. All’epoca, infatti nessun rapporto di lavoro era stato formalizzato. Il giorno successivo i due hanno fatto, con le stesse modalità, visite nelle carceri di Agrigento e Sciacca.

In principio la deputata era stata sentita come persona informata sui fatti e la donna aveva detto di non aver avuto contezza della doppia personalità di Nicosia. Le spiegazioni della deputata però non avrebbero però convinto i magistrati. Convocata per un interrogatorio dopo l’iscrizione nel registro degli indagati, la deputata non si era presentata avvalendosi della facoltà di non rispondere.

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