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Commercio, in Sicilia i sindacati proclamano sciopero di otto ore nei giorni festivi

I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno proclamato lo sciopero regionale del commercio per le giornate del 21 aprile, 22 aprile, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno.

I lavoratori incroceranno le braccia per otto ore per l’intero turno di lavoro. La protesta nasce dopo “gli evidenti passi indietro compiuti dall’attuale governo, rispetto a quanto annunciato in campagna elettorale, relativamente a un tangibile e concreto intervento correttivo sull’attuale sistema legislativo che norma le aperture domenicali e festive”. I segretari regionali delle tre sigle, Monja Caiolo, Mimma Calabrò e Marianna Flauto spiegano che alla base dello sciopero c’è la volontà “di garantire a tutte le lavoratrici e ai lavoratori del settore il diritto al riposo festivo nel rispetto di un giusto significato e valore delle festività del nostro Paese”.

I sindacati ricordano che “le norme contrattuali vigenti in materia esplicitamente demandano al libero arbitrio di ogni lavoratrice e lavoratore del settore commercio, che volontariamente possono decidere di prestare la propria opera lavorativa nelle giornate festive. E in molteplici sentenze della Cassazione viene rafforzato il principio di libertà di adesione alla richiesta di prestazioni lavorative nelle giornate festive”.

I sindacati ribadiscono di essere “fermamente convinti che la liberalizzazione, introdotta nel 2012, non ha prodotto un incisivo aumento dei consumi, ma in realtà ha solo distribuito i fatturati su sette giorni anziché su sei, contribuendo in tal modo a peggiorare le condizioni lavorative degli addetti del settore e incrementando unicamente instabilità e precarietà nel settore dell’occupazione”.

I sindacati ricordano quindi ai lavoratori in servizio durante i festivi quelli che sono i loro diritti: “Le ore di lavoro dovranno essere retribuite come lavoro straordinario festivo, ovvero con una erogazione pari al 130 per cento in aggiunta alla normale retribuzione. La prestazione lavorativa è basata esclusivamente sulla volontarietà sia per i full-time sia per i part-time. E qualora non dovessero prestare la propria attività, nessuna trattenuta e riduzione potrà essere effettuata in busta paga. Le ore di lavoro non effettuate non dovranno essere recuperate. Il riposo settimanale non potrà essere programmato in una giornata festiva se non fruito”.

Sul tema è intervenuto l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano: “Condivido le preoccupazioni dei lavoratori e dei sindacati sugli evidenti passi indietro dell’attuale governo rispetto alla normativa che regola le aperture domenicali e festive. Personalmente sono convinto che la competenza su questo settore debba tornare alle regioni. E’ necessario superare il decreto Monti del 2011 che di fatto liberalizzò il settore scippando alle regioni il compito di definire le aperture tenendo conto della caratteristiche e delle esigenze dei territori”.

“La liberalizzazione – sottolinea l’assessore alle Attività produttive – non ha comportato lo sperato aumento della produttività, dei fatturati e della competitività delle imprese. Anzi, negli anni successivi si sono registrate chiusure di piccole e medie imprese commerciali, sopraffatte dalla grande distribuzione che, a differenza delle altre tipologie di esercizi commerciali, e’ in grado di sostenere i maggiori costi derivanti dalle aperture festive ma con turni di lavoro assurdi per il personale dipendente”.

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