Coronavirus, è il momento della responsabilità. Ci vuole un “lockdown intelligente”

Basta dividersi. Basta utilizzare l’emergenza pandemia come occasione di propaganda politica e di visibilità individuale del premier, dei Ministri, dei presidenti di Regione, degli esponenti della comunità scientifica e di giornalisti ed opinionisti. Ormai non c’è nessuno, anche tra i nostri concittadini, che in cuor suo non abbia la consapevolezza che la curva del contagi, dei decessi e della crisi del Sistema Sanitario Nazionale non si fermerà se non si prendono decisioni drastiche e generalizzate che coinvolgano tutto il sistema paese.

Il lockdown generalizzato ed intelligente è un provvedimento ineluttabile e non più rinviabile. Allora che senso avrebbe aspettare ancora e continuare a “giocare” e dividersi sulla guerra al Covid 19, che non guarda in faccia a nessuno? Stiamo adottando un modello di attesa che preferisce “inseguire il virus”, anziché fare uno sforzo, un nuovo sacrificio, per prevenirne il contagio. Non prendiamo il modello francese, noi siamo ancora in grado di riportare le curve ai livelli dell’estate.

Occorre che i responsabili istituzionali, scientifici ed economici prendano le decisioni più opportune e drastiche per tentare in un mese di bloccare il contagio e riportarlo a livelli sopportabili per il nostro paese. Tutto ciò può avvenire solo se, ai diversi livelli di responsabilità istituzionali, si costituiscono subito dei tavoli tecnico – politici che coinvolgano nelle decisioni e nelle responsabilità tutte le parti politiche, gli esperti e scienziati della materia e anche, se permettete, le rappresentanze della società civile. Dovrebbero essere tavoli snelli ed efficienti e coinvolgere anche personalità nuove, rispetto ai diversi componenti dei CTS istituiti a livello nazionale e regionale. Si adottino decisioni omogenee per le diverse categorie, ma senza eccezioni e favoritismi, solo così si può bloccare la giusta e civile protesta che è scoppiata in tutte le città.

Si sa che la diffusione del virus non è la stessa nelle diverse regioni ed anche all’interno di ogni singola regione: quindi incrementare le “zone rosse” è un obbligo. Ma il modello da utilizzare non può essere quello americano, inglese o francese, deve essere un modello italiano in grado di prendere il meglio di quello che si è fatto e si sta facendo in Cina, dove sembra che questa pandemia sia stata quasi dominata.

Siamo tutti chiamati alla responsabilità di seguire le precauzioni e le indicazioni, che già abbiamo ben sperimentato e ben dovremmo conoscere, per prevenire il contagio. In questo i giornali, le televisioni e anche tutti i cittadini che utilizzano i social hanno un grande ruolo e anche loro dovrebbero tenere, come la classe politica, comportamenti seri e non strumentali, per informare e formare i comportamenti dei cittadini che li seguono. E, per favore, si limitino le ore giornaliere dedicate alla pandemia dalle diverse emittenti radio televisive, pubbliche e private. Ormai tutti gli psicologi, psichiatri ed analisti affermano con certezza che questo bombardamento di notizie provoca ansia, stress, depressione e comunque sofferenze psichiche.

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