Respinto ricorso UE. La Sicilia perde 380 milioni. Codacons: “Intervenga la Corte dei conti”
“Gravi carenze nella gestione e nei controlli”. Questa la motivazione con la quale la Corte Ue ha respinto il ricorso presentato dall’Italia sul taglio di 380 mln fondi europei per la Sicilia relativi al programma operativo regionale 2000-2006.
Si chiude così definitivamente il contenzioso che va avanti dal 2005. La Commissione europea aveva condotto alcuni audit, (la verifica della correttezza dei dati e delle procedure) dei sistemi di gestione e controllo predisposti dalle autorità responsabili del ‘Por’ Sicilia, che nel 2008 segnalavano che il tasso di errore per il periodo anteriore al 31 dicembre 2006 ammontava al 54,03%.
I commissari avevano riscontrato gravi carenze nella gestione e nei controlli dell’intervento finanziario e delle irregolarità (alcune accertate dall’Olaf. l’ufficio europeo per la lotta antifrode).
Nella lente di ingrandimento dei commissari erano finite le operazioni relative a progetti presentati dopo la scadenza del termine di presentazione; le spese per il personale non correlate al tempo effettivamente impiegato per i progetti; i consulenti esterni che sarebbero stati privi delle qualifiche richieste; spese non attinenti ai progetti; giustificativi di spesa insufficienti; violazione delle procedure di appalto e di selezione di docenti, esperti e fornitori; l’esecuzione delle attività che non sarebbero state conformi alla descrizione dei progetti.
Alla luce di tutte queste contestazioni la Commissione decise di ridurre l’importo del contributo di 379,73 milioni di cui 265,81 a carico del Fondo sociale europeo calcolato sulla base di un tasso di errore del 32,65%.
Decisione sulla quale l’Italia ha fatto ricorso. In precedenza il Tribunale europeo aveva rigettato integralmente il ricorso dell’Italia, evidenziando come quest’ultima non avesse dimostrato che la Commissione comunitaria avesse commesso errori. Da qui l’Italia si è rivolta alla Corte di giustizia, che oggi ha respinto integralmente il ricorso confermando le valutazioni del Tribunale.
Secondo la Corte “doveva essere l’Italia a dover provare l’inesattezza delle conclusioni della Commissione”, cosa che non è avvenuta. Per i giudici europei la correttezza del procedimento seguito dalla Commissione non viene messa in dubbio. Inoltre, anche se il procedimento della Commissione avesse avuto una durata eccessiva, “ciò di per sé non comporterebbe l’invalidità della decisione”.
Duro il commento del Presidente della Regione, Nello Musumeci: “Continuiamo a pagare errori del passato per una cattiva gestione finanziaria. Miliardi di euro sottratti al territorio. Chi ha sbagliato deve pagare!”.
Interviene anche il Codacons con il segretario nazionale, Francesco Tanasi, che chiede un intervento della Corte dei Conti della Sicilia che “dovrà accertare chi sono i responsabili di omissioni e mancati controlli che hanno portato la Regione Siciliana a perdere 380 mln di fondi Ue. Ancora una volta – aggiunge – la collettività viene privata di importanti risorse a causa delle incapacità della Pubblica amministrazione e della burocrazia. Fondi che vengono tolti alla Sicilia con effetti negativi diretti per tutti i cittadini e le imprese che avrebbero potuto beneficiarne. Per tale motivo riteniamo che la magistratura contabile debba aprire una inchiesta per verificare il danno erariale, e i responsabili di errori dovranno risarcire di tasca propria il danno arrecato alla collettività”.