Demagogia e inesattezze, le accuse del M5S all’Ars nascondono nervosismo e stizza
I deputati grillini di Palazzo dei Normanni hanno attaccato a testa bassa il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè e il presidente della Regione Nello Musumeci. Un vero e proprio attacco al Palazzo e alle sue regole. Ma sono sembrate reazioni un po’ stizzite, dettate magari dal nervosismo di una pesante sconfitta elettorale: e in alcuni casi le accuse sono state anche approssimative.
Francesco Cappello, Stefano Zito ed Elena Pagana, hanno ripescato un vecchio ritornello che piace alla gente e che però sa tanto di demagogia spicciola: “Palazzo dei Normanni costa di più della Casa Bianca”. E poi: “Non viene rispettato il regolamento che prevede la decadenza di un deputato che si sia assentato per tre volte consecutive (e senza giustificazione) dai lavori parlamentari”; “l’Ars è troppo schiacciata sul governo regionale”. Il tutto condito con frasi forti all’indirizzo di Miccichè e Musumeci: quest’ultimo, il presidente della Regione che solo qualche settimana fa avrebbero voluto come alleato, improvvisamente sarebbe diventato il peggiore dei mali; l’altro, il presidente dell’Ars che non si è piegato alle loro polemiche, sarebbe una sorta di cerbero.
Indiscutibilmente i tre esponenti di M5S hanno detto anche cose vere, la produzione legislativa non è stata certamente fiorente, le ore di lavoro effettivo non sono quelle di un operaio soprattutto se paragonate agli emolumenti. Però altre accuse gettate nella mischia meritano un’attenta verifica per evitare una informazione distorta e parziale. Per esempio, nessun articolo del regolamento interno dell’Ars recita che dopo un certo numero di assenze ingiustificate, un deputato possa essere dichiarato decaduto. L’art. 36, citato dai grillini, prevede che dopo tre assenze ingiustificate, il deputato può essere censurato ed eventualmente dichiarato decaduto: ma dalla stessa commissione, non dall’Ars. L’art. 84 dello stesso regolamento dice: “Dopo cinque assenze ingiustificate dai lavori d’Aula, il presidente pubblica i nomi degli assenti sulla Gurs”. Ma come si potrebbe dichiarare decaduto chi è titolare di un mandato elettorale, solo per le assenze ingiustificate?
Il costo di Palazzo dei Normanni per il 2019 – dicono i grillini – ammonta a 137 milioni e 500 mila euro (mentre la Casa Bianca, residenza del presidente degli Usa, ne costerebbe 136): vero ma bisognerebbe anche precisare che nel bilancio dell’Ars, oltre agli stipendi dei deputati regionali e dei dipendenti, ci sono anche i vitalizi e le pensioni. Dunque, gli stessi grillini, con i loro 20 deputati, sarebbero una parte dello “spreco”. Inoltre, più di un quarto del bilancio è utilizzato per lavori di ricerca e restauro dello stesso Palazzo dei Normanni.
Infine, l’Ars che non legifera perché schiacciata sulle posizioni del governo. A parte il fatto che non si sono visti in giro disegni di legge “rivoluzionari”, è ovvio che il Parlamento assecondi le iniziative legislative dello stesso governo, perché quello che deve essere attuato è il programma presentato agli elettori dal presidente della Regione. Sarebbe una follia, oltre che uno sgarbo istituzionale, consentire all’Ars di approvare provvedimenti che siano in contrasto con lo stesso programma del presidente della Regione.
Ecco perchè certe critiche – legittime, ovviamente – vengono percepite come un tentativo di distrarre l’attenzione dai problemi – non solo elettorali ma anche interni – che il Movimento sta vivendo in queste convulse settimane in cui la gente, con il voto democratico, ha bocciato le politiche “rivoluzionarie” portate avanti dai dirigenti nazionali. E la Sardegna sembra essere stata una sentenza.