Dpcm, le regioni: “Decreto approvato senza confronto, stupore e rammarico”
“Stupore e rammarico”. Così si esprime la Conferenza delle Regioni in merito al decreto legge già emanato del governo nazionale, che precede il Dpcm ma che già al suo interno prevede le regole per gli spostamenti dal 21 dicembre al 6 gennaio (quando è prevista una nuova stretta a prescindere dalle varie zone di rischio) e prolunga la potenziale durata massima per un Dpcm, da 30 a 50 giorni.
La Conferenza delle Regioni contesta il metodo e sottolinea che le “forti limitazioni” imposte a “spostamenti e relazioni sociali” rendono “di fatto pleonastico il pronunciamento su parti essenziali del Dpcm”. I governatori contestano in particolare il “mancato confronto istituzionale” e sottolineano che nei provvedimenti “non si fa riferimento alcuno” ai ristori promessi dal governo per le attività che saranno sospese.
Secondo la Conferenza il decreto è stato approvato “in assenza di un preventivo confronto tra le Regioni“: un metodo, afferma, che “contrasta con lo spirito di leale collaborazione, sempre perseguito nel corso dell’emergenza, considerato peraltro che la scelta poteva essere anticipata anche nel corso del confronto preventivo svolto solo 48 ore prima”.
Un mancato confronto, dicono ancora i governatori che “non ha consentito di portare all’individuazione delle soluzioni più idonee per contemperare le misure di contenimento del virus e il contesto di relazioni familiari e sociali tipiche del periodo delle festività natalizie”. Quanto ai ristori, la Conferenza sottolinea infine che né nel decreto legge né nel Dpcm “si fa riferimento alcuno a norme sui ristori economici delle attività che subiscono limitazioni e/o chiusure, più volte richieste dalle regioni e dalle province autonome”.
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