Finanziaria impugnata, Csa-Cisal: “Asu a rischio, confermata l’agitazione”

Giuseppe Badagliacca, Clara Crocè e Gianluca Cannella del sindacato Csa-Cisal, hanno commentato l’impugnativa del Consiglio dei Ministri che boccia una decina di articoli della Finanziaria e, tra le altre cose, stoppa la stabilizzazione per i dipendenti del personale Asu.

“Nonostante le rassicurazioni del Governo regionale sulle interlocuzioni con Roma, l’articolo 36 della Finanziaria regionale è stato impugnato dallo Stato bloccando il processo di stabilizzazione di oltre 4.500 Asu che da anni consentono il funzionamento di uffici ed enti pubblici”, affermano.

“A questo punto è necessario convocare subito il tavolo permanente – continuano – al quale porteremo tre proposte: strutturalità del finanziamento fino al 2038, trasformazione dei contratti a tempo indeterminato almeno per le stesse ore attuali, aumento complessivo della dote finanziaria per la fuoriuscita incentivata ma senza paletti di alcun tipo. I lavoratori sono stanchi dei rimpalli e dei rinvii, hanno diritto ad avere risposte concrete e pertanto, in attesa della convocazione del tavolo, si conferma lo stato di agitazione”.

Anche i i segretari regionali di Fp Cgil, Cisl Fp e UilTemp, Gaetano Agliozzo, Paolo Montera e Danilo Borrelli, si sono espressi in merito: “Sulla pelle dei lavoratori non si scherza. Governo e Ars ci convochino immediatamente per trovare una soluzione condivisa e finalmente definitiva alla questione Asu”.

“Come era, purtroppo, prevedibile e malgrado i chiarimenti resi con le controdeduzioni ai rilievi del MEF – proseguono – la norma non ha passato il vaglio di Roma. Tutto ciò non è altro che la conseguenza di un rapporto politico-tecnico labile, se non inesistente, tra Governo regionale e Governo nazionale. E questo non è più ammissibile perché ci sono norme, delicate e complesse per il loro contenuto, che vanno accompagnate passo dopo passo fino a poter dispiegare i loro effetti”.

“Adesso – concludono Agliozzo, Montera e Borrelli – occorre rimediare, e al più presto, per chiudere questa terribile pagina di precariato tutto siciliano che interessa 4.571 lavoratori che per 595 euro al mese circa, hanno tenuto in vita uffici, musei, aree archeologiche e che da anni ormai portano avanti, con grande senso di responsabilità, ruoli e mansioni importanti ma che non gli sono riconosciuti. Per questo serve grande coesione e il sostegno di tutte le forze politiche, a livello nazionale e regionale”.

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