accordo stato regione, scontro in aula tra milazzo e armao

Finanziaria, tornano in Aula i franchi tiratori: maggioranza ko, seduta sospesa

C’è qualcosa che non va tra alcuni esponenti della maggioranza e il governo della Regione presieduto da Nello Musumeci. Non si spiegherebbero altrimenti i quattro franchi tiratori che hanno affossato l’articolo 7 del disegno di legge di Stabilità, una norma tecnica che ha assunto un forte valore politico.

In pratica l’art 7 della Finanziaria regionale avrebbe consentito, grazie al recupero di un eventuale disavanzo del rendiconto del 2017, di pagare nel 2020 la rata del muto di 53 milioni (la rateizzazione trentennale di 1,6 miliardi).

Onde evitare cattive interpretazioni, va detto che il voto segreto è stato chiesto dal Pd e non da esponenti della maggioranza. Pd che insiste ancora affinché il governo regionale faccia ricorso ad un ulteriore mese di esercizio provvisorio. L’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, però tiene duro e dice: “Non firmerò mai l’esercizio provvisorio”.

Ora la questione è tutta nella mani degli uffici del dipartimento della Ragioneria regionale che devono cercare in qualche modo di recuperare questi 53 milioni, “grattandoli” da altre voci del bilancio. Nessuno vuole confermarlo, ma una delle voci che si è pensato di ridurre drasticamente sarebbe quella che riguarda il premio di produttività e lo straordinario dei dipendenti regionali.

Vista la lentezza con cui si muove l’amministrazione regionale verrebbe ritenuta anche una scelta di buonsenso. Però, bisogna tenere conto anche dell’esercito dei regionali che il 26 maggio comunque… andrà a votare.

L’Aula è stata sospesa subito dopo la bocciatura dell’articolo 7 per consentire agli uffici di trovare le soluzioni, ammesso che ce ne siano. Si riprenderà domani, giovedì, alle ore 18.00 (e non alle 16 perchè a Palazzo dei Normanni c’è l’evento culturale “I Leoni di Palazzo Reale” organizzato dalla Fondazione Federico II).

In giornata si era già registrata la bocciatura (a voto segreto) di quella che è stata ribattezzata la “norma Portogallo”, una delle norme (articolo 1) caratterizzanti di questa Finanziaria che garantiva sgravi fiscali a chi trasferiva la residenza in Sicilia.

LE REAZIONI

Claudio Fava, presidente Commissione regionale antimafia: “Non esiste più una maggioranza, nemmeno sulla Finanziaria che per qualsiasi governo è la legge più importante. Il governo regionale naviga a vista e il presidente Musumeci non si vede più in Aula. Siamo ormai all’epilogo; ad una resa senza nemmeno la consolazione di una battaglia politica. Musumeci ne prenda atto: firmi per l’esercizio provvisorio, poi venga in aula e si dimetta senza ulteriormente perdere tempo con ipotesi di finanza creativa che sono soltanto ulteriori conferme del suo Governo”.

Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Ars: “Il presidente Musumeci prenda atto che il suo governo è paralizzato dagli scontri interni alla maggioranza. Quella che doveva essere la sua prima ‘vera’ legge finanziaria si sta dimostrando un flop senza precedenti”.

Francesco Cappello, capogruppo M5S all’Ars: “La bocciatura degli articoli 7 ed 1, cardini di questa disastrosa Finanziaria, è la lapalissiana dimostrazione dell’inconsistenza di questo governo, che non ha saputo difendere le norme fondanti dell’impianto normativo portato in aula. A scontarne le conseguenze, come al solito, saranno i siciliani, che attendono invano risposte da questo arrogante e presuntuoso esecutivo. A questo punto Musumeci ha poca scelta: o si libera dalle zavorre che lo frenano e scrive assieme a noi quattro riforme per salvare la Sicilia o vada a casa. Non ci interessano le poltrone, ci interessa risolvere le tante emergenze di un’isola al collasso. Musumeci ne prenda atto”.

Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria: “Quando pensi di avere toccato il fondo, poi scopri che si può ancora scendere. Lo spettacolo di questi giorni proposto da Governo e Parlamento regionale, che continuano a farsi la guerra sulla pelle dei siciliani, è davvero sconfortante soprattutto se si pensa che ciò avviene nell’anonimato, grazie al voto segreto che mortifica il rapporto di trasparenza che deve esserci tra elettori ed eletti. La Regione sta mostrando tutta l’incapacità nel proporre una qualsiasi idea di sviluppo: in oltre 50 articoli non si trova un progetto di crescita, si prevedono tagli e poi nulla per invertire una rotta che sembra tragicamente segnata. Il rischio è, come al solito, quello che la montagna partorisca un topolino. Il governatore Musumeci ha ultimamente rimproverato a Sicindustria le critiche mosse al governo. Noi diciamo che, se da un lato le critiche possono creare prurito, dall’altro sono strumento di confronto indispensabile da cui dovrebbe passare sempre l’azione politica. Oggi ribadiamo che sarebbe importante parlare di misure rivolte alla crescita del sistema economico e quindi dell’occupazione, piuttosto che ricordarsi delle imprese solo quando c’è da rimpinguare le casse pubbliche”.

Alessandro Aricò, capogruppo di Diventerà Bellissima all’Ars: “Con la bocciatura dell’articolo 7, nevralgico per la tenuta dei conti della Finanziaria, all’Ars hanno purtroppo prevalso i deputati “nemici” della Sicilia e dei siciliani. Un comportamento da irresponsabili, per giunta senza neppure il coraggio di metterci la faccia, visto che è avvenuto tramite il voto segreto. Le opposizioni, e purtroppo anche i franchi tiratori della coalizione di governo, hanno dato un triste spettacolo: se ne dovranno ora assumere la responsabilità politica, soprattutto verso le fasce più deboli della popolazione siciliana che a causa di questo voto contrario potrebbero avere ripercussioni negative».

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