Genovese (FI): “Dopo i disastri del populismo tornerà di moda il centrodestra moderato”
Sorriso costante, camminata svelta, su e giù per il Palazzo tra strette di mani e pacche sulle spalle. Parlare con Luigi Genovese, il più giovane deputato regionale della storia del più antico parlamento del mondo, è una lezione di self control.
Salve, onorevole, o dovrei chiamarla “Paperone”?
“Luigi. Luigi va più che bene”.
Sì, ma dalla dichiarazione dei redditi risulta il più ricco tra i 70 deputati dell’Assemblea Regionale…
“Se dichiarare ogni centesimo guadagnato onestamente è un reato, siamo messi male. Pongo la questione da un’altra prospettiva: sono il maggior contribuente tra i 70 deputati. Che ne dice?”
Vuole dirmi che la stampa è stata un po’ ostile nei suoi confronti?
“No, ci mancherebbe: i giornalisti fanno il loro mestiere e rappresentano un tassello fondamentale della democrazia. Detto questo, un elemento può essere sempre analizzato da diverse prospettive. Non esistono fatti, ma solo interpretazioni, diceva Nietzsche”.
A proposito: come interpreta la finanziaria approvata in aula la scorsa settimana?
“Per quanto non esista la manovra di bilancio perfetta, nel quadro economico-politico in cui si sono mossi Governo ed Assemblea credo non si potesse fare di più”.
Giorni caldissimi, quelli appena trascorsi. Il presidente Musumeci ha davvero pensato di dimettersi?
“Non credo. Come non credo abbia mai pensato ad un accordo per un governo tecnico con i 5 Stelle”.
Condividerebbe questa soluzione?
“Decisamente no: i siciliani hanno votato un presidente, una coalizione e un programma”.
Certo, ma avere la sponda di un governo nazionale potrebbe essere un’occasione importante…
“Sbandierare il rapporto privilegiato con Roma, per provare ad occupare qualche poltrona in più in Sicilia, mi sembra di per sé una logica deplorevole. E poi il fatto che i paladini dell’anti-inciucio si trincerino dietro la formula magica del “governo tecnico” è un autogol, l’ennesimo. Però…”
Dica…
“Però credo che il tema del momento, il regionalismo differenziato, possa essere un’opportunità in Sicilia per superare, perlomeno sui grandi temi, il classico schema maggioranza – opposizione”.
In che senso?
“Nel senso che all’Ars bisognerebbe trovare una convergenza politica trasversale per rivendicare con forza delle soluzioni che possano finalmente ridurre, anziché allargare, l’handicap strutturale con le regioni del nord. Il regionalismo differenziato rischia di creare una vera e propria desertificazione economica e sociale nelle regioni più arretrate del Mezzogiorno, Sicilia in testa”.
Nove Ddl al suo primo anno a Palazzo dei Normanni: in testa, tra i deputati di Messina e provincia, per mole di iniziative legislative protocollate…
“Ho provato a fare il massimo, tentando di concentrare le mie iniziative legislative su alcuni temi chiave: giovani, innovazione, sanità, arte, valorizzazione della nostra terra e dei suoi prodotti tipici”.
Torniamo ai “massimi sistemi”: la campagna elettorale per le elezioni europee sta per entrare nel vivo…
“Politicamente sarà una battaglia politica storica”.
Sovranisti o europeisti: lei da che parte sta?
“Dalla parte di un europeismo “condizionato” o se preferisce di un sovranismo moderato”.
La virtù sta in mezzo, praticamente…
“Credo che l’Italia in questi decenni abbia giocato un ruolo di profonda subalternità rispetto ai cosiddetti stati virtuosi. E ritengo che adesso sia arrivato il momento di mettere sul tavolo europeo i valori del nostro paese e della sua economia che, con tutte le difficoltà del caso, continua ad avere un peso determinante nello scenario continentale. A maggio, in tal senso, l’Europa avrà una grande occasione per rivedere se stessa. E l’Italia per tornare a contare qualcosa. Un’Italia più forte, ma in Europa”.
Questo è “europeismo condizionato” o “sovranismo moderato”?
“Li ho usati come fossero sinonimi non a caso. Credo nell’Europa, ma adesso bisogna stravolgerne alcune logiche, e l’Italia dovrà essere in testa a questo processo di cambiamento. Detto questo, non condivido il tono con cui, ormai troppo di frequente, viene costruita la narrazione politica su immigrazione, spread, manovre economiche e su tutti i trend topic in chiave europea”.
Parla da esponente di Forza Italia?
“No, da cittadino europeo e da politico… al di là di ogni bandiera di partito”.
Quella di Forza Italia, stando alle chiacchiere da bar, potrebbe essere ammainata presto…
“Certamente questo partito ha già raggiunto l’apice della sua forza rappresentativa in passato. Non so cosa accadrà nei prossimi anni, ma al di là del nome, dei colori e degli slogan, in Italia ci sarà sempre bisogno di un contenitore di destra moderato. Anzi…”
Cosa?
“Penso che i disastri prodotti dal populismo incentiveranno la domanda di moderazione. Gli italiani, dopo un’allucinazione forse necessaria, stanno tornando con i piedi per terra”.
È una speranza?
“No, una certezza”.