Il centrodestra siciliano fa “la conta” dopo la vittoria in Abruzzo. Con l’incognita Lega

Dopo il voto in Abruzzo per l’elezione del presidente della Regione, le analisi sulla vittoria del centrodestra sono state tra le più disparate. C’è stato anche il tentativo di dare alla consultazione abruzzese, un significato nazionale. Ipotesi da prendere con le dovute riserve: tutto l’Abruzzo, si sappia, ha la stessa popolazione della sola provincia di Palermo.

In ogni caso, il verdetto delle urne con l’elezione di Marsilio è stato inequivocabile: il centrodestra gode di ottima salute, anche se non è più Forza Italia il partito guida, ma la Lega che ha ottenuto quasi il 28 per cento, mentre Fi si è fermata al 9 per cento. Certamente un ridimensionamento del partito fondato da Silvio Berlusconi 25 anni fa ma che rimane centrale negli equilibri politici del centrodestra. Quantomeno, in Abruzzo.

Fratelli d’Italia ha avuto quasi il 7 per cento dei suffragi (ma alle urne si è recato il 43 per cento degli aventi diritto). Però la cosa più importante è che il nuovo presidente, Marco Marsilio, è un uomo della Meloni che mette così la prima bandierina in una Regione. La batosta del Movimento 5 Stelle non è stata affatto una sorpresa: dopo tutti i pasticci commessi da Di Maio & C., era il minimo. Si potrebbe obiettare che anche la Lega di Salvini fa parte del governo gialloverde.

Salvini, però, su alcuni temi come la sicurezza e l’immigrazione, ha preso posizioni nette che lo hanno premiato, mentre i 5 Stelle hanno sempre rincorso il leader della Lega sul piano mediatico. Invece, il Pd ha confermato di essere in crisi profonda, insieme con tutta la sinistra.

Potrà avere ripercussioni in Sicilia, il voto abruzzese? Lo vedremo quando ci sarà una tornata elettorale di tipo politico. Peraltro, le amministrative della prossima primavera, non interessano grandi comuni. Qualcuno potrebbe pensare a cambiare la propria casacca, aderendo alla Lega, ma finora tutti i tentativi di salire sul carro del vincitore sono stati respinti da Salvini il quale giustamente attende di fare il pieno di voti anche in Sicilia dove, però, la situazione è molto diversa dall’Abruzzo ed anche dalla Sardegna e dal Piemonte, dove si voterà nelle prossime settimane.

Certamente, Piemonte e Sardegna saranno dei test molto più probanti rispetto al voto dell’Abruzzo. Sarà interessante vedere come voterà Torino, che è a guida grillina. Il Piemonte è anche la regione dei No-Tav. In Sardegna è di questi giorni, la protesta dei pastori che rischiano di diventare i nostri “gilet gialli”. Si voterà anche in Basilicata, ma non può considerarsi un test politico, avendo questa regione meno di 600 mila abitanti.

In Sicilia, nell’ambito del centrodestra, oltre i partiti storici c’è il movimento “Diventerà Bellissima” fondato dal presidente della Regione, Nello Musumeci; Forza italia siciliana ha le percentuali più alte di tutto il partito di Berlusconi; Fratelli d’Italia alle regionali ha superato lo sbarramento del 5 per cento. L’incognita è la Lega che probabilmente fagociterà il Movimento 5 Stelle.

Ancora maggiori le incertezze nel centrosinistra dove continuano, senza sosta, le liti interne. Proprie ieri, Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria del partito, ha detto che l’elezione alla segreteria regionale di Davide Faraone è un vulnus. Zingaretti ha detto chiaro e tondo che se sarà eletto segretario nazionale, rimetterà in discussione la posizione di Faraone.

Previsioni sulla Sicilia? Più che mai ci vorrebbe la palla di vetro.

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