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Il “pagellone” della politica: si doveva fare di più, nel 2021 servirà più responsabilità

Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia che ha cambiato tutti i paradigmi sociali, economici, politici, sanitari e della mobilità del mondo globalizzato. Nulla più ritornerà al suo posto e nulla sarà più scontato. Occorrerà ricostruire un modello di convivenza mondiale, sapendo che nessuno Stato e nessuna Regione si potranno più considerare autonomi, indipendenti ed auto sufficienti. Il 2020 ha segnato la fine di ogni tipo di sovranismo, culminato anche dalla fine dell’esperienza Trump.

Oggi vorrei fare un consuntivo di come hanno risposto le Istituzioni siciliane, i loro vertici e le forze politiche. Il Governo regionale ed in particolare il presidente della Regione, già segnati dalle tensioni interne alla maggioranza causate spesso dall’eccessivo dirigismo, accentrando su di sé tutte le decisioni è diventato anche il responsabile di tutte le indecisioni, le impreparazioni e le debolezze della struttura burocratica e del sistema sanitario regionale. Quando Musumeci si è reso conto che i siciliani non erano contenti del suo operato (penultimo posto nella classifica di gradimento tra i 20 Governatori), ha ritenuto opportuno scaricare le sue responsabilità sugli altri, quali causa dei flop suoi e del suo Governo. Come dimenticare gli attacchi generici e inopportuni rivolti ai dipendenti regionali (“fannulloni”), al Governo nazionale o ai giudici amministrativi, per citare solo i più eclatanti. Per il bene dei siciliani mi auguro che, dall’esperienza vissuta nell’emergenza di quest’anno, tutti traggano insegnamento e si impegnino a proseguire spediti negli ultimi 20 mesi di legislatura.

L’Ars, dal canto suo, ha sonnecchiato in attesa che il Governo proponesse qualche riforma e qualche provvedimento da approvare e non ha provato ad andare avanti nel legiferare, anche su iniziativa parlamentare. Pur avendo approvato un numero di leggi superiore a quello degli anni precedenti, esse non risultano di portata tale da poter incidere significativamente. Il presidente Miccichè si è ben districato nel dirigerla, forte della sua esperienza politica maturata sia nei significativi incarichi Istituzionali che nella sua lunga carriera politica. Nonostante i suoi sforzi, non è riuscito però a far superare al Parlamento un sostanziale immobilismo.

I Comuni ed i Sindaci siciliani sono stati la nota lieta di quest’anno: quali interfaccia di prima istanza dei cittadini, sono stati all’altezza del gravoso compito che la pandemia ha fatto ricadere sulle loro spalle. La maggioranza dei sindaci ha lavorato con intelligenza, abnegazione e fantasia per venire incontro alle esigenze dei cittadini, da quelle informative a quelle sanitarie, da quelle economiche a quelle sociali. A loro va riconosciuto che, se avessero avuto maggiori competenze amministrative e risorse economiche sufficienti, avrebbero potuto meglio mitigare i ritardi e le insufficienze dello Stato e della Regione.

Le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, son apparse anche loro spiazzate dalla pandemia e anziché dare impulso ad azioni politiche ad iniziative che costringessero il Governo a correggere i suoi errori, si sono dedicate per lo più ad altro. I deputati, più libero dagli impegni parlamentari e da incontri e convegni, si sono dedicati ad organizzare la propria “macchina elettorale”. Non sono mancati i cambi di casacca e nelle ultime settimane non sono mancati i tentativi di aggregazione di gruppi politici, specie di maggioranza: prima quello tra Lega ed Autonomisti, poi l’appello dei centristi di Cantiere Popolare, Udc, Idea Sicilia, e parte di Italia Viva e il tentativo, per molti velleitario, dell’ex presidente Cuffaro di creare un partito nuovo, ispirato dal popolarismo sturziano e dei padri della Democrazia Cristiana.

Avremmo preferito che la maggioranza si concentrasse di più nel dare stabilità e prospettive future al Governo ed alla maggioranza, magari allargandola a quanti fossero disponibili a collaborare alla realizzazione di un programma di riforme possibili da qui a fine legislatura. Certo, per fare ciò occorrerebbe un adeguamento della Giunta e qui viene la parte difficile da realizzare. Sarebbe necessario uno sforzo di tutti per mettere gli interessi della Sicilia davanti a quelli di parte.

Nemmeno le forze di opposizione hanno brillato per attivismo ed assunzione di responsabilità, come l’emergenza di quest’anno avrebbe richiesto. Se pensano di aver fatto il loro dovere per aver presentato e votato due mozioni di sfiducia, una al presidente Musumeci e l’altra all’assessore alla Salute Razza, si sbagliano perché tutti sapevamo già prima che l’esito negativo delle stesse era scontato e che, anzi, esse avrebbero ottenuto l’effetto contrario di rafforzare il Governo e rendere più coesa la maggioranza.

Ora tocca al 2021 possa e auspico un sussulto di responsabilità da parte di tutti per fare quel salto di qualità di cui la Sicilia ha tanto bisogno e che meriterebbe da tanto tempo.

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