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Il Palermo in C e il “colpo di mano” della Lega: ma il calcio è ancora credibile?

No, non è stato un incubo quello vissuto ieri dai tifosi del Palermo. La squadra, nonostante il terzo posto guadagnato sul campo, è stata retrocessa in serie C per effetto della sentenza di primo grado – che ha sostanzialmente accolto le richieste della Procura Federale – resa immediatamente esecutiva, all’unanimità, da una decisione del consiglio direttivo della Lega B che ha fatto gridare allo scandalo.

Insomma, una decisione che ha un sapore ‘politico’ e contro la quale nelle prossime 72 ore il Palermo combatterà in tutte le sedi giudiziarie possibili, a cominciare dal Tar del Lazio a cui verrà chiesto, in estrema sintesi, di non fare partire i playoff venerdì prossimo in attesa della sentenza di secondo grado.

La decisione del direttivo della Lega di B è stata aspramente criticata non soltanto dal Palermo ma da numerosi esperti di diritto. E conferma la grave crisi di credibilità del sistema della giustizia sportiva che già l’anno scorso, proprio con il Palermo, aveva mostrato evidenti limiti.

Il Palermo, evidentemente, non è forte “politicamente”, Zamparini già da anni viene considerato una “scheggia impazzita” dai palazzi del potere calcistico ma la Lega di serie B – ancora una volta – ha fatto di tutto per essere chiacchierata. Ieri, abolendo di fatto i playout (anche il Foggia è sul piede di guerra) e dando immediata esecutività alla sentenza di primo grado; lo scorso anno aveva deciso in una serata estiva di modificare da un giorno all’altro il format del campionato portandolo a 19 squadre.

È assolutamente comprensibile che poi i tifosi, il vero patrimonio calcistico da tutelare, diano una rapida occhiata ai componenti del consiglio direttivo e adombri il sospetto di una decisione presa per tutelare interessi personali. Al di là del presidente Mauro Balata, il vicepresidente e consigliere è Marco Mezzaroma, il co-patron della Salernitana che si salva senza rischiare di retrocedere attraverso i playout con il Venezia. Poi ci sono – come si legge su Stadionews.it  – Stefano Bonacini, proprietario del Carpi, Paolo Rossi, presidente della Cremonese, Massimiliano Santopadre, presidente del Perugia (che andrà ai playoff), Oreste Vigorito, presidente del Benevento (che sale al terzo posto), Daniele Sebastiani presidente del Pescara (che salta il primo turno di playoff ed è già in semifinale), Maurizio Felugo, ex pallanuotista e Francesca Pellegrini, avvocato ed esperto di diritto lavoro.

Il Foggia diventa adesso un prezioso alleato del Palermo nella battaglia giudiziaria. Sì, perché la squadra pugliese, con la retrocessione del Palermo, avrebbe dovuto conquistare il diritto di giocare i playout, diritto invece negato dalla decisione di Lega: perché il Perugia ai playoff e i pugliesi subito in Lega Pro (tra l’altro in attesa di conoscere l’esito del ricorso presentato al Collegio di Garanzia del Coni contro la penalizzazione di 6 punti in classifica)?

In conclusione, quanto successo ieri è stato un durissimo colpo alla credibilità del calcio e alla passione dei tifosi, non soltanto del Palermo e del Foggia. I Palazzi del potere calcistico non sembrano in condizione di gestire uno sport che movimenta interessi sempre più grandi. E non sorprendiamoci se con sporadiche eccezioni l’Italia è sempre più lontana dal gotha del calcio internazionale.

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