Il Pd si spacca? Torna d’attualità una “grande forza” dei moderati
Avevamo disegnato, appena ieri, le possibili conseguenze della rimozione di Davide Faraone dalla carica di segretario regionale del Pd: era solo il frutto di un’analisi politica ma ci siamo avvicinati parecchio a quella che potrebbe essere la realtà fra qualche tempo.
Gli indizi sono diversi: Faraone sospende la sua iscrizione al Pd, pur rimanendo nel gruppo Dem del Senato; i giovani democratici siciliani, con due pullman, venerdì prossimo andranno a Roma dove è in programma la direzione nazionale del Pd, per protestare contro il segretario nazionale del partito, Nicola Zingaretti, che è ritenuto il “mandante politico” del defenestramento dell’ormai ex segretario regionale.
Ma l’indizio maggiore è il silenzio di Matteo Renzi. L’ex segretario ed ex premier ha mandato in avanscoperta i suoi fedelissimi, ma lui tace. Probabilmente attende il momento giusto per dichiarare guerra a Zingaretti, per tentare di metterlo in crisi; oppure attende le elezioni anticipate per dare vita ad un nuovo soggetto politico che però rischierebbe di essere residuale, rispetto a Lega e M5s.
Il progetto dovrebbe essere più ampio, simile all’esperimento fatto in Sicilia con la lista di Forza Italia in occasione delle elezioni europee. Non sarà facile per nessuno, ammesso e non concesso che sia questo l’obiettivo, cioè dare vita ad un partito che sia riferimento di quella grande area moderata che ancora in Italia è piuttosto ampia. “C’è uno spazio immenso, che è un delitto non coprire se non vogliamo che l’Italia resti vittima degli estremismi, dell’antieuropeismo e dei populismi”, aveva detto Pier Ferdinando Casini, in una intervista al Messaggero il 9 giugno. Uno che di moderati se ne intende.
Il defenestramento di Faraone potrebbe essere la scintilla in grado di provocare, nel Pd, un incendio dalla proporzioni incalcolabili. Silvia Velo, presidente della commissione di garanzia che ha cancellato l’elezione, per la verità un po’ anomala, del segretario siciliano del Pd, ieri ha dettato alle agenzie di stampa una dichiarazione in cui ribadisce che la decisione non ha nulla di politico. “Excusatio non petita, accusatio manifesta”? Si può applicare il detto latino al “caso Faraone”?
Silvia Velo presiede un organo tecnico che dovrebbe prendere le sue decisioni alla luce dello statuto e dei regolamenti. Non si capisce perché abbia sentito il bisogno di intervenire nel dibattito politico. E’ stata sollecitata da Zingaretti o si è resa conto del pessimo servizio reso allo stesso Zingaretti? Peraltro la precedente commissione di garanzia nazionale del Pd si era già espressa sull’elezione di Faraone, ritenendola legittima. Perché la commissione di garanzia, eletta dopo le primarie vinte da Zingaretti, ha ripreso un “fascicolo” già archiviato?
Nessuno può ipotizzare come finirà a livello nazionale ma non c’è dubbio che in Sicilia il partito sarà più dilaniato che mai dalle polemiche. Una guerra tra gli amici di Faraone e l’ala che fa capo al capogruppo dell’Ars, Giuseppe Lupo e all’ex assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici, non è da escludere. Anche il gruppo parlamentare dell’Ars potrebbe risentire delle polemiche. Insomma, inizierà una stagione di scontri che potrebbe essere foriera di una clamorosa spaccatura del Pd siciliano.
Dal Partito democratico hanno già preso le distanze il presidente di “Sicilia Futura”, Salvatore Cardinale, e il segretario regionale Giuseppe Picciolo. I deputati all’Ars di “Sicilia Futura” Edi Tamajo e Nicola D’Agostino, che hanno quasi sempre votato a favore del governo, non avrebbero alcuna intenzione di lasciare il Pd, cosa che ha già fatto Daniela Cardinale alla Camera dei deputati. Per il momento ha aderito al gruppo misto, ma in un futuro prossimo dovrebbe aderire a Forza Italia.
Si riuscirà a dare vita ad un nuovo soggetto politico dei moderati? Secondo Casini, come detto, ci sarebbe “uno spazio immenso”. Questa affermazione è la smentita di quanti sostengono che il “centro” politico non esisterebbe più, così come sarebbero categorie politiche del passato, centrodestra e centrosinistra. A destra lo spazio è occupato dalla Lega e in residua parte da Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni sta facendo di tutto per convincere Salvini ad andare alle elezioni insieme, escludendo Forza Italia. La sinistra, anche se fosse unita, non avrebbe i numeri per governare. Il Movimento 5 stelle sembra sia ormai in caduta libera. Potranno essere cambiati gli attuali equilibri? Si aspettano le mosse di Renzi, come qualcuno attendeva Godot.