Il pentito Avola: “Ho partecipato alla strage di Via d’Amelio”. Il pm di Caltanissetta: “Mente”

Il procuratore facente funzioni della Procura di Caltanissetta, Gabriele Paci, respinge al mittente – attraverso una nota – le dichiarazioni dell’ex collaboratore di giustizia Maurizio Avola, che intervistato nel corso di uno speciale sulla mafia in onda su La7 ha affermato di essere stato presente alla strage di via d’Amelio, il 19 luglio 1992, partecipando alla fase esecutiva dell’attentato.

Una versione che però la Procura di Caltanissetta smentisce categoricamente, giudicando inattendibili le deposizioni che lo stesso Avola ha reso in tal senso: “Tale circostanza – si legge in una nota – risulta in effetti essere stata riferita per la prima volta dall’AVOLA nel corso di un interrogatorio svoltosi lo scorso anno dinanzi a magistrati di questa D.D.A., a distanza di oltre venticinque anni dall’inizio della sua collaborazione con l’autorità giudiziaria. I conseguenti accertamenti disposti da questa D.D.A – dice Paci -, finalizzati a vagliare l’attendibilità di dichiarazioni riguardanti una vicenda ancora oggi contrassegnata da misteri e zone grigie, non hanno allo stato trovato alcuna forma di positivo riscontro che ne confermasse la veridicità. Dalle indagini demandate alla DIA -sottolinea il procuratore – sono per contro emersi rilevanti elementi di segno contrario che inducono a dubitare tanto della spontaneità quanto della veridicità del suo racconto”.

“Per citarne uno, tra i tanti, l’accertata presenza dello stesso AVOLA in Catania, addirittura con un braccio ingessato, nella mattinata precedente il giorno della strage, là dove, secondo il racconto dell’ex collaboratore, egli, giunto a Palermo nel pomeriggio del venerdì 17 luglio, avrebbe dovuto trovarsi all’interno di un’abitazione sita nei pressi del garage di via Villasevaglios, pronto, su ordine di Giuseppe GRAVIANO, a imbottire di esplosivo la fiat 126 poi utilizzata come autobomba. Colpisce peraltro che l’AVOLA, anziché mantenere il doveroso riserbo su quanto rivelato a questo ufficio, abbia preferito far trapelare il suo asserito protagonismo nella strage di Via D’Amelio, oltre a quello di MESSINA DENARO, GRAVIANO ed altri, attraverso interviste e la pubblicazione di un libro. E lascia altresì perplessi che egli abbia imposto autonomamente una sorta di “discovery”, compromettendo così l’esito delle future indagini, dopo che l’ufficio aveva provveduto a contestargli le numerose contraddizioni del suo racconto e gli elementi probatori che inducevano a dubitare della veridicità di tale sue ennesima progressione dichiarativa”.

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