Il raid contro Soleimani partito da Sigonella? Si accende il dibattito politico

Continua a tenere banco la questione “Sigonella”: dalla base militare statunitense localizzata in Sicilia sarebbe partito il drone che ha effettuato il raid che ha causato la morte del generale iraniano Soleimani e la politica (soprattutto a sinistra) torna a interrogarsi sul ruolo strategico di tale base, del ruolo dell’Italia nel contesto internazionale e delle possibili ripercussioni per il Paese in caso di escalation anche nel Mediterraneo.

A puntare il dito è Luca Cangemi della segreteria nazionale del Partito comunista italiano (Pci): “Un’operazione della rilevanza strategica enorme quale quella dell’uccisione del generale Soleimani, condotta con i droni, coinvolge necessariamente la base di Sigonella, che insieme alla stazione di Ramstein in Germania ha un ruolo centrale nella gestione degli aerei senza pilota e nei nuovi sistemi di guerra automatizzati. Questo dovrebbe porre dei pressanti problemi di ordine politico, ma anche Costituzionale al governo e al Parlamento. Invece c’è il silenzio”.

“Può l’Italia consentire che il suo territorio venga coinvolto in un omicidio extragiudiziale e in azioni di guerra senza che le sue istituzioni vengano consultate e probabilmente neanche informate? – aggiunge Cangemi – Di fronte ad una crisi internazionale straordinariamente pericolosa non sarebbe necessario bloccare le attività dei droni che rappresentano tra l’altro un pericolo quotidiano per il traffico civile dell’aeroporto di Catania, pericolo che in questi giorni sarà moltiplicato da attività militari intensissime?”.

Il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli afferma: “Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiariscano immediatamente il ruolo che la base americana di Sigonella, in Sicilia, ha giocato nell’attacco militare mediante l’utilizzo dei droni che ha portato all’uccisione del generale iraniano Soleimani. Ove fosse confermato un coinvolgimento, nel mezzo di una crisi internazionale di tale portata, come Verdi riteniamo necessario una revisione del Trattato del 1954 tra Usa e Italia sull’utilizzo delle basi americane sul suolo italiano, riconducendole all’interno di strategie comunemente adottate dall’Alleanza Atlantica e non per un uso non concordato da parte degli Stati Uniti”.

Tra i commenti critici, anche quello di Giuseppe Civati, fondatore di Possibile: “Il governo deve chiarire se davvero l’operazione in Iraq dei giorni scorsi è partita davvero da Sigonella. Da quanto circola, infatti, il drone che ha colpito il convoglio a Baghdad sarebbe partito proprio da una base italiana. Si tratterebbe di un fatto gravissimo e di fronte a queste indiscrezioni stampa, i ministri competenti, ma anche il presidente del Consiglio Conte, non possono tacere. L’assenza dell’Italia dallo scacchiere diplomatico è già un problema serio. Ma la passività rispetto alle prepotenze del presidente statunitense Trump è inaccettabile”.

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