La crisi italiana e la necessaria inversione di marcia: quale Governo dovrà guidarla?

Conoscendo da antica data il carattere e la saggezza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, immagino che certamente si starà muovendo con la sua solita discrezione per risolvere l’attuale situazione di stallo che non può continuare oltre. Lui, più di tutti, saprà quali sono le reali posizioni degli attuali contendenti e conosce gli spiragli ancora aperti per far continuare opportunamente la vita di questa legislatura e non dover rischiare elezioni anticipate. Consultazioni che avrebbero imprevedibili conseguenze economiche e politico-istituzionali, in un momento di grave crisi sanitaria.

Il futuro certamente non vedrà un governo Conte Ter con il sostegno di Renzi ed Italia Viva: anche i bambini capiscono che la rottura dei rapporti tra il Premier e gli esponenti dello stesso sia ormai insanabile. Spero che adesso il Presidente si decida a prendere in mano la situazione e a pretendere da Conte le immediate dimissioni, evitando inutili passaggi parlamentari per la conta. Poi inizi le consultazioni con le forze parlamentari e verifichi se esiste ancora la possibilità di portare a termine la legislatura con una solida maggioranza parlamentare che sostenga un Governo con un nuovo programma e una nuova maggioranza.

Le ipotesi in campo sono due: 1) un Governo “Conte Ter” con gli stessi partiti, sostenuto anche da un gruppo di parlamentari che non vogliono la fine della legislatura, i cosiddetti “responsabili”, ma senza Italia Viva; 2) un Governo tecnico – istituzionale, presieduto da Mario Draghi o da altra personalità di alto rango istituzionale e/o Tecnico, riconosciuto ed apprezzato a livello internazionale.

Se nessuna delle due vie risultasse percorribile, Mattarella dovrebbe provvedere subito, senza ulteriori indugi, a sciogliere le Camere ed affidare un Governo tecnico di minoranza che gestisca la fase elettorale, garantendo imparzialità e trasparenza a tutte le forze politiche. Meglio rischiare le elezioni politiche anticipate a marzo che continuare con questo immobilismo e queste manfrine che irritano tutti e risultano più pericolose delle elezioni in periodo di pandemia. Io propendo per un Governo Draghi di ampia intesa parlamentare e ne vedo anche gli spiragli ed i presupposti. Se non sarà possibile, meglio porre fine subito a questa agonizzante legislatura ed a questo Governo che non ha più la coesione di prima per continuare ad esistere.

Qualcuno pensa e dice che i Governi tecnici istituzionali fanno danni e sono contrari alla regola della rappresentanza popolare. Ricordo però che in tutti i momenti difficili della Repubblica si è fatto ricorso a questo tipo di soluzione. Nel primo dopoguerra, nel periodo del terrorismo ed in ultimo nel periodo di crisi economica nel 2011. I Governi tecnici ed istituzionali di larghe intese, sono sempre un’eccezione che va utilizzata nei periodi eccezionali, non sono di certo un’anomalia democratica. Essi nascono quando la politica e le maggioranze, da sole, non ce la fanno a trovare una soluzione per risolvere un’emergenza eccezionale che riguarda tutti.

Per ricordare l’ultima esperienza, il Governo Monti è nato quando eravamo sul baratro economico e rischiavamo il default, come la Grecia. Si dovevano fare dei tagli alla spesa pubblica, si doveva ridurre il deficit di Bilancio ed il debito pubblico, si dovevano chiedere quindi dei sacrifici enormi a tutti i cittadini e quindi era necessario che si facesse questo tentativo di larga intesa e di responsabilità. Questo ha tentato di fare quel Governo, più o meno bene a seconda di chi dà il giudizio, ma il suo compito era difficile e impopolare.

Oggi un eventuale Governo Draghi si troverebbe a dover gestire la delicata fase di programmazione e avvio del Recovery Fund “New Generation Eu”. Sarà necessario che ci si impegni con il massimo delle competenze e delle professionalità di cui può disporre l’Italia per non sciupare l’occasione di progettare il rilancio per la crescita del nostro paese. Di qui ai prossimi 25 anni, utilizzando al meglio tutti i 300 miliardi di euro a disposizione per invertire la rotta dell’economia e dell’occupazione nel nostro paese, specie nel profondo Sud, il suo compito sarebbe quello di dare speranza di futuro migliore alle prossime generazioni.

Questo compito non si può lasciare nelle mani insicure di Conte, un presidente non politico, non tecnico e senza esperienza internazionale. Mentre una personalità qualificata, affidabile e riconosciuta a livello mondiale, quale quella di Mario Draghi (se accettasse di assumere questo incarico a servizio del suo paese), ci darebbe la possibilità di affidare in mani sicure, la speranza per un futuro adeguato alle aspettative di tutti, specie delle prossime generazioni. Caro Presidente, pensaci tu, gli italiani hanno fiducia.

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