La sanità siciliana in tempi “di guerra”? Per gestirla basta qualche ritaglio di tempo…

C’è una domanda, tra le tante possibili sulla sanità siciliana in questo particolare momento, che non è stata fatta con la dovuta forza e con la necessaria frequenza: è mai possibile che si vada avanti con i vertici decapitati, con l’assessore che si è dimesso, con uno dei due capi dipartimento ai domiciliari e con le competenze avocate a sè “ad interim” dal presidente della Regione Musumeci? Può mai essere normale una cosa del genere? Non c’è nemmeno bisogno della risposta, che comunque è no. Anzi, NO, maiuscolo, urlato, stampatello.

Musumeci, nei fatti, sta dimostrando scarsa considerazione delle istituzioni e, nei fatti, sta mettendo in cattiva luce l’operato di Ruggero Razza, il suo “fedelissimo” messo a capo dell’assessorato più pesante e difeso – a parole – come uno dei migliori assessori in 70 anni di Regione siciliana. Musumeci pensa di guidare la sanità siciliana nei ritagli di tempo della sua complessa attività di presidente della Regione, peraltro in un momento di bufera mediatica, di morti “spalmati” e di dati “a casaccio”? Quale strategia Musumeci sta inseguendo con la decisione di non sostituire l’assessore?

Musumeci sembra voler dimostrare che per fare quello che faceva o avrebbe fatto Razza non ci voleva poi tanto. Da oggi sappiamo che per guidare un assessorato alla Sanità, nel peggiore momento sanitario degli ultimi 100 anni, non serve più un assessore ma qualche ritaglio di tempo; sappiamo anche che è inutile pagare due direttori generali per i due dipartimenti sanitari (pianificazione strategica e Dasoe): in fondo potrebbe essere una bella notizia. In fondo ci sarebbe da sorridere se non ci fosse da piangere.

Perché al di là dell’efficienza del sistema sanitario regionale – su cui è lecito almeno dubitare – è indiscutibilmente crollata la fiducia dei cittadini. Ai “numeri della pandemia” non crede più nessuno, c’è in corso un’inchiesta della Procura di Trapani che non promette nulla di buono, la campagna vaccinale procede troppo a rilento, gli ospedali scoppiano, non parliamo nemmeno di come vengono affrontate tutte le patologie extra covid, non parliamo nemmeno di come viene speso il denaro pubblico in questo “oceano” di nuove e temporanee assunzioni dettate dall’emergenza.

Ieri abbiamo assistito in streaming a una riunione praticamente inutile della commissione sanità dell’Ars nella quale non c’era Musumeci (a Messina per altre vicende non sanitarie, ritenendola forse superflua o inutile), ieri abbiamo preso nota di una serie di domande che nei confronti del sistema sanitario regionale sono state avanzate dalla commissione regionale antimafia guidata da Claudio Fava. Possiamo dubitare che stia davvero cambiando qualcosa?

A scanso di equivoci, non c’è nulla di politico in questo commento. Semmai ci sono banali nozioni istituzionali che sembrerebbe perfino superfluo ricordare. Alla fine, l’unico garbo istituzionale lo abbiamo visto fare a Razza, con il gesto delle dimissioni “non dovute” anche se inevitabili, e subito accettate dal Governo. La Sicilia affonda sempre più, l’emergenza sanitaria è più forte che altrove, la crisi occupazionale esploderà presto, la povertà dilaga: ma sembra che questo non interessi a nessuno.

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