La sepsi in Sicilia uccide 5mila persone all’anno, l’esperto: “Uniformare diagnosi e cura”
La sepsi, come si legge su SaluteLab.it, è la reazione estrema del corpo a un’infezione e, senza un trattamento tempestivo, può degenerare in shock settico, potenzialmente letale.
Ora, come riportato su Insanitas.it, in un’intervista ad Antonello Giarratano, direttore del Dipartimento di Emergenza- Urgenza e della Scuola di specializzazione di Anestesia e Rianimazione del Policlinico Giaccone di Palermo, in Sicilia il numero di casi di sespi è superiore a 20mila per un numero di morti stimato di circa 5mila all’anno.
Per il medico – che è anche presidente della SIAARTI (Società Itlaiana di Anestesia e Rianimazione – “occorre implementare le conoscenze sulla gestione del paziente settico, a fronte della scarsa consapevolezza sul tema, non solo da parte della popolazione generale, ma spesso anche degli operatori sanitari, per rendere più efficienti le cure ai pazienti settici, migliorando la sopravvivenza ma anche per ottimizzare le risorse presenti in Regione”.
Di conseguenza, l’obiettivo è “standardizzare e rendere omogeneo sul territorio il percorso di diagnosi e cura dei pazienti settici, per migliorare la sopravvivenza, garantendo il massimo livello di cure ed assistenza possibile, attraverso uno strumento appropriato. È, infatti, dimostrato che la gestione ed il trattamento delle Sepsi dev’essere multidisciplinare e aderente a raccomandazioni codificate da linee guida internazionali. Assumono rilievo i percorsi di formazione ed educazione, che sono parte integrante di questo progetto. Grazie a questo PDTA (Percorso Terapeutico Assistenziale), che nasce dalla sinergia tra Assessorato e Società scientifiche, oggi possiamo migliorare la sopravvivenza dei pazienti settici”.
Infine, il dott. Giarratano ha spiegato che la sepsi è un’emergenza “perché è legata al fattore tempo: il ritardo nella diagnosi e trattamento aumenta in modo esponenziale la mortalità e in area critica tale sindrome è causata da germi sempre più multiresistenti, molto difficili , talvolta impossibili, da trattare. Quindi prima diagnostichiamo correttamente una sepsi e prima interveniamo con terapie antibiotiche adeguate e più possibilità abbiamo di salvare il paziente. Ecco perché questo progetto trova una sinergia multidisciplinare di tutte le società scientifiche coinvolte nel processo di controllo delle infezioni”.