La Sicilia e le regioni ‘arancioni’: “Il governo provveda subito ai ristori”
I presidenti delle 5 Regioni che da lunedì entreranno nella zona di rischio arancione – Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Calabria, Sicilia – chiedono con una lettera al Governo “di fornire doverose e puntuali rassicurazioni circa un’immediata messa in campo di ristori e la loro quantificazione”.
Questo per evitare, scrivono Zaia, Bonaccini, Fontana, Spirlì e Musumeci – “ulteriori penalizzazioni alle categorie colpite e per scongiurare il rischio che interi comparti vengano definitivamente cancellati dalla geografia economica delle nostre Regioni”.
E le regioni esprimono anche perplessità sulla proposta di nuovi parametri sull’incidenza dei casi (tra cui la zona rossa automatica al raggiungimento della soglia dei 250 casi settimanali ogni centomila abitanti). Insieme ai ristori, quella delle regole per definire le restrizioni sarà uno dei punti più delicati al centro del tavolo. L’automatismo del numero dei casi per 100mila abitanti – è il ragionamento che si sta facendo in queste ore fra amministratori e dirigenti sanitari – potrebbe finire per penalizzare le regioni che fanno il maggior numero di tamponi ed essere una sorta di disincentivo al contact tracing (ovvero fare meno tamponi, per trovare meno casi, per non finire in zona rossa). E non terrebbe conto, inoltre, della diversa organizzazione delle strutture ospedaliere sui vari territori.
COVID; MESSINA VERSO LA “ZONA ROSSA”
IL BOLLETTINO DELLA SICILIA DEL 9 GENNAIO 2021