L’accesso a internet rallenta a livello globale: donne e poveri ai margini
Internet per tutti? Non ancora. A 30 anni dalla nascita del World wide web, la Web Foundation (fondata da Tim Berners Lee) ha presentato a Lisbona il report “The Case for The Web”, che fotografa un rallentamento della diffusione e accesso alla rete a livello globale. Secondo il rapporto, esistono due miliardi di siti web online (uno ogni 4 abitanti del pianeta), ma due miliardi sono anche le persone che al mondo vivono ancora in aree dove il web è inaccessibile per motivazioni di carattere economico, di infrastruttura o di carattere sociale.
A ridursi non è il numero di utenti in senso assoluto, bensì il tasso di accesso per la prima volta ai servizi internet da parte di nuovi utenti a livello globale, con il rischio di alimentare barriere e diseguaglianze sempre più nette a livello sociale, politico e culturale. I dati dicono che la crescita globale dell’accesso è diminuita nettamente nell’ultimo decennio (dal 19% del 2007 a solo il 6%), costringendo le Nazioni Unite a rinviare il raggiungimento dei propri target.
Sul piano economico, il tasso di crescita degli accessi nelle aree sottosviluppate è sceso dal 41% al 15% in 10 anni, con l’Europa che può vantare un numero di accessi quadruplo rispetto all’Africa, dove solo il 22% può accedere ad internet. A rimanere indietro sono anche le donne: il gap con gli uomini è sensibile (+33% di possibilità di accesso alla rete a livello globale – oltre il 50% in Africa). A livello mondiale, in proporzione alla popolazione di riferimento, le donne che accedono in rete sono il 12% in meno del totale rispetto agli uomini: in Africa il divario sale al 25%.