Le “palle colorate” di Musumeci al “Teatro d’Orleans”: ma era Nello o Tuccio?

Ci saremmo aspettati qualcosa di più. Anzi, per la precisione, ci saremmo aspettati qualcosa. E invece la conferenza stampa del Governatore Nello Musumeci da Palazzo d’Orleans, annunciata tre giorni fa e accompagnata da abbondante chiacchiericcio su cosa sarebbe venuto fuori, ha prodotto 26 minuti di nulla. Come se il Governatore avesse voluto frenare dopo uno scatto impulsivo in avanti. O, come ha commentato qualcuno, dando l’impressione di voler prendere tempo.

Qualcuno dirà: certo, dicendo una parola ogni 20 secondi era inevitabile arrivare a quasi mezz’ora. La solennità e la gravità con cui Musumeci ha snocciolato le sue frasi ci hanno rimandato al celebre “Io non ci sto” di Oscar Luigi Scalfaro, allora presidente della Repubblica (novembre 1993). Se qualcuno vuole la sintesi di questa conferenza la possiamo riassumere così: “Sono una persona corretta, se vogliono mandarmi via devono spiegarmi perché, non sono divisivo, sono un presidente scomodo, i sondaggi mi premiano, “libererò” la Meloni dall’incombenza di ricandidarmi se ci dovessero essere frizioni (eufemismo!) tra gli alleati”. Più o meno si poteva chiudere tutto in 20 secondi, nemmeno nuovi visto che queste cose ormai sono state dette e ridette.

Il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, che nella sua doppia veste di coordinatore regionale di Forza Italia è da mesi il principale oppositore di Musumeci (anche lui a volte sopra le righe, sconfinando apparentemente sul personale), probabilmente potrà annunciare di “andare in ferie” su questo argomento. Non serve più. Dopo le involontarie “picconate” di Ficarra e Picone sul palco di Taormina – che hanno avuto un effetto valanga quasi come i cannoli di Cuffaro – il presidente Musumeci ha deciso di farsi male da solo, probabilmente mal consigliato. Perché la conferenza stampa di oggi, a voler leggere tra le righe, ha manifestato le difficoltà di un uomo che si sente solo e amareggiato, giusto o sbagliato che sia, in aperto contrasto con pezzi rilevanti della sua maggioranza.

Nello Musumeci è una persona perbene e corretta, vale la pena di ricordarlo. Fa politica da oltre 40 anni, è scafato e dovrebbe sapere che certe rappresentazioni – volutamente teatrali – non gli possono giovare in alcun modo. A volte sembrava che a parlare, con quella ricercatezza nella pronuncia, con i sorrisini sarcastici e con le pause studiate, fosse un altro Musumeci, Tuccio, celebre attore catanese di teatro con un palmares di prestigio.

Musumeci è stato anche criptico. Alla fine del suo intervento ha detto: “Anche in politica c’è un momento per parlare e un momento per tacere”, lasciando trapelare che le cose importanti ancora non le ha dette. Ma il presidente è diventato addirittura ermetico a proposito di… palle. “Ci sono palle e palle, come sapete, di diverso colore, di cuoio, di plastica, di gomma. Ci sarà un momento anche per parlare delle palle, di quelle che si possono toccare e di quelle che è pericoloso toccare. Siamo in Sicilia, eh?”. Mi auguro che qualcuno riesca a “tradurre”.

A margine di questa riflessione vorremmo anche ricordare a tutti gli occupanti dei Palazzi che contano, e certamente non solo a Musumeci, che nel mondo reale la gente soffre, avrebbe bisogno di un buon governo, di soluzioni per la vita quotidiana in un momento particolarmente delicato. Poco si appassionano delle discussioni che cominciano un anno prima del voto. E si allontanano da tutto, dalla politica e dall’antipolitica. Non sorprendetevi poi se a Palermo, due settimane fa, hanno votato poco più di quattro persone su dieci.

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