Le regioni del Nord verso l’autonomia differenziata. E la Sicilia guarda e paga
(tratto dal profilo Facebook del giornalista Lillo Miceli)
Solo adesso che siamo alla vigilia della data fatidica, il 15 febbraio, la politica regionale si è accorta che sulla Sicilia, e sul Sud in generale, incombe un grande pericolo: l’autonomia differenziata che le più ricche regioni del Nord, come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna potrebbero ottenere, in tempi brevi, dallo Stato, ovvero più soldi nelle loro casse. Le prime due regioni sono guidate da presidenti della Lega, la terza da un esponente del Pd. Non c’è una strategia unica, ma lo stesso identico egoismo nei confronti delle regioni più povere del Sud.
Pur rimanendo regioni a Statuto ordinario, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, chiedono maggiori competenze in materia di giustizia della pace, sull’istruzione e sulla tutela dell’ambiente dell’ecosistema e dei beni naturali. La sola Lombardia avrebbe un differenziale fiscale di circa 54 miliardi. Sembra che siano in procinto di chiedere l’autonomia differenziata anche Piemonte e Liguria. Tutte le regioni del Nord avrebbero più soldi e competenze: una secessione silenziosa che abbandonerebbe al proprio destino il Centro-Sud.
L’autonomia differenziata si può ottenere grazie al terzo comma dell’art.116 della Costituzione attraverso una contrattazione con lo Stato, come ha fatto l’Emilia Romagna, mentre Lombardia e Veneto hanno indetto appositi referendum. Tra l’altro bisogna dire subito una cosa: se lo Stato dovrà dare più soldi alle regioni più ricche, ne avrà di meno per quelle più povere che se, per esempio, adesso ricevono il 4% delle entrate dello Stato, in futuro avranno il 3 – 3,5%. Tutto ciò non tiene in alcun conto la legge sul federalismo fiscale (n. 42/2009).
Un esempio efficace, qualche tempo fa, prima di essere nominato al Consiglio di giustizia amministrativo, lo fece il costituzionalista Giuseppe Verde, docente di Diritto costituzionale: “Alle Province autonome di Trento e Bolzano sono state trasferite tutte le competenza e le funzioni sulla scuola. C’è il rischio che tutti gli studenti d’Italia non abbiano pari opportunità”. E’ chiaro che piccole province come Trento e Bolzano possano mettere in atto un sistema dell’insegnamento molto efficace, sfornando studenti e laureati molto più preparati rispetto agli altri. La stessa cosa avverrebbe in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna che sono note per la loro efficienza.
Insomma, a pagarne le spese sarebbe il Sud. C’è il tempo per evitare il peggio? A parte il fatto che i giorni volano, su questi argomenti si sarebbe dovuto riflettere già qualche anno fa, battendosi con lo Stato per ottenere la restituzione alla Regione di tutte le imposte pagate in Sicilia. Cosa che, invece, ha fatto efficacemente la Sardegna, che è riuscita ad ottenere i 7/10 del rimborso dell’Irpef, come la Sicilia, ma incassa anche i 9/10 del gettito Iva, mentre la Sicilia si deve accontentare del 3,64/10. Una montagna di soldi che non entra nel bilancio della Regione.