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L’ex deputato regionale Paolo Ruggirello rinviato a giudizio per associazione mafiosa

L’ex deputato regionale del Pd Paolo Ruggirello è stato rinviato a giudizio dal gip di Palermo Filippo Serio con l’accusa di associazione mafiosa. Il processo comincerà l’8 aprile davanti al tribunale di Trapani. L’ex parlamentare è in carcere da marzo scorso.

E’ stato arrestato nell’ambito di una indagine coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dal pm Gianluca De Leo, insieme ad altre 24 persone ritenute organiche ai clan trapanesi legati al boss latitante Matteo Messina Denaro.

Oltre a Ruggirello sono stati rinviati a giudizio, con l’accusa (a vario titolo) di associazione mafiosa, favoreggiamento, estorsione e voto di scambio: Antonino Buzzitta Giuseppa Grignani Vito Gucciardi Vito Mannina Alessabndro e Luigi Manuguerra Marcello Pollara. Verranno processati col rito abbreviato, invece, Michele Alcamo, Maria Stella Cardella,Pietro Cusenza, Antonino D’Aguanno,Tommasa Di Genova, Vincenzo Ferrara, Stelica Jacob, Ivana Annamaria Inferrera,Mario Letizia, Michele Martines, Francesco Orlando, Francesco Peralta, Giuseppe Piccione, Francesco Salvatore Russo,Carmelo Salerno, Francesco Todaro, Filippo Tosto e i boss Francesco e Pietro Virga.

Dall’inchiesta è emerso che la mafia avrebbe offerto voti e i politici ricambiato pagando oppure sostenendo gli affari dei boss. Ruggirello, accusato di essere “a disposizione” di Cosa nostra, non è l’unico politico coinvolto nell’inchiesta. Di voto di scambio è stata accusata infatti anche Ivana Inferrera dell’Udc, già assessore comunale a Trapani. Secondo gli inquirenti, per loro le cosche trapanesi, legate a Matteo Messina Denaro, si sarebbero spese in almeno due occasioni elettorali: alle regionali del 2017 alle quali erano entrambi candidati ma in liste diverse e alle politiche del 2018 alle quali Ruggirello si era presentato per il Senato senza essere però eletto né in un caso né nell’altro.

L’ex parlamentare ha ammesso di aver incontrato il boss trapanese Piero Virga, ma ha sostenuto di non aver saputo, prima dell’incontro, che il capomafia sarebbe stato presente. Dopo l’interrogatorio di garanzia ha chiesto al gip la revoca del carcere e la sostituzione coi domiciliari, ma il giudice ha respinto l’istanza, definendo “inverosimili” le spiegazioni fornite.

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