Libia, il premier Conte: “Cessate il fuoco a Tripoli e libere elezioni”

Il premier italiano Giuseppe Conte incassa un successo diplomatico nella conferenza sulla Libia di Palermo e apre un altro canale di dialogo per un nuovo equilibrio politico in quest’area del Mediterraneo. Da una parte gli Stati Uniti, dall’altra – oltre all’Italia – Russia e Egitto nel tentativo di imporre, con l’aiuto dell’Onu, libere elezioni nel Paese dilaniato dalla guerra tra fazioni.

L’auspicio di Conte è che le elezioni si svolgano entro la primavera del 2019 perché “riteniamo fondamentale – ha detto il premier – cogliere questa occasione per sostenere il cessate il fuoco a Tripoli e facilitare le discussioni per l’attuazione dei nuovi assetti di sicurezza che abbiano come obiettivo il superamento del sistema basato sui gruppi armati. In questa sede la Comunità internazionale potrà anche esprimere un sostegno concreto alla creazione e al dispiegamento di forze di sicurezza regolari”.

“Dobbiamo fare in modo che gli esiti di questa Conferenza e lo spirito di Palermo, mi piace chiamarlo così, non si esauriscano oggi – ha continuato Conte – e qui, bensì si traducano in un impegno concreto a portare avanti l’agenda con costanza e determinazione. L’Italia continuerà ad assicurare il suo massimo impegno e mi auguro che tutti i partecipanti possano fare altrettanto”. E, in merito a richieste di “assistenza tecnica, anche sul piano del training”, ha evidenziato che il governo “farà la sua parte”.

Nella riunione a Villa Igiea, a Palermo, il premier Giuseppe Conte ha riunito i leader libici Fayez al Sarraj e Khalifa Haftar. All’incontro per la Conferenza per la Libia, hanno partecipato anche il premier russo Dmitri Medvedev, il presidente dell’Egitto Al Sisi, il presidente della Tunisia Essebsi, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, il ministro degli Esteri francese Le Drian, il premier algerino Ouyahia e l’inviato Onu per la Libia Salamè.

Il generale libico Khalifa Haftar e il premier del governo di unità nazionale Fayez al Sarraj si sono stretti la mano, alla presenza del premier Giuseppe Conte, anzi  due leader rivali si sarebbero anche scambiati un bacio. Un mezzo risultatyo positivo visto che Haftar, ha disertato la riunione plenaria ed è subito ripartito dall’Italia.

“Non si cambia cavallo mentre si attraversa il fiume”, ha detto Haftar, dichiarazioni che confermerebbero la volontà di mantenere lo status quo fino alle prossime elezioni libiche. Ma il vero problema, che sta molto a cuore al premier Conte, è quello dell’immigrazione. “Siamo sempre in stato di guerra e il Paese ha bisogno di controllare le proprie frontiere – ha continuato Haftar -. Abbiamo frontiere con la Tunisia, Algeria, Niger, Ciad, Sudan ed Egitto e la migrazione illegale viene da tutte le parti. Gli altri leader devono aiutarci almeno controllando le loro frontiere in maniera di non permettere l’immigrazione clandestina che ci crea il problema delle milizie, al-Qaida, Daesh (Isis, ndr), movimento islamico e integralisti che entrano attraverso le nostre frontiere”.

Protesta invece la Turchia: “Il meeting informale di stamattina è stato presentato come un incontro tra i protagonisti del Mediterraneo. Ma questa è un’immagine fuorviante che noi condanniamo. Per questo lasciamo questo incontro profondamente delusi”, ha detto il vicepresidente turco Fuat Oktay lasciando Villa Igiea a lavori non ancora conclusi. “Qualcuno all’ultimo minuto ha abusato dell’ospitalità italiana”, ha aggiunto senza mai nominare il generale Khalifa Haftar. “Sfortunatamente la comunità internazionale non è stata capace di restare unita”.

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