Mafia, alleanza Catania – Trapani: 23 misure cautelari, sequestrati beni per 20 milioni
Un’alleanza mafiosa tra gruppi di Catania e del Trapanese legati alla cosca Mazzei è al centro dell’inchiesta ‘Vento di Scirocco‘ della Dda etnea, avviata nel settembre del 2016 e che ha portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 23 indagati: 10 in carcere, cinque agli arresti domiciliari e otto misure interdittive. Sequestrati beni per 20 milioni di euro (tra cui anche somme in contanti, costosi orologi d’oro e brillanti). Tra i fatti contestati vi sono estorsioni, la ricostruzione dell’organico e delle dinamiche all’interno del clan Mezzei e anche una ‘frode carosello all’Iva’ con l’emissione di false fatture per oltre 100 milioni di euro che avrebbero fruttato un utile di 8,8 milioni.
In carcere sono finiti Francesco Burzotta, di 60 anni, Salvatore Giannone, di 64, Sergio Leonardi, di 42, Luciano Lo Re, di 49, Pietro Lo Re, di 55, Claudio Loria, di 51, Sergio Minnella, di 60, Carmelo Munzone, di 64, Angelo Privitera, di 56, Carmelo Pantalena, di 47. Ai domiciliari sono stati posti Eugenio Barbarino, di 36 anni, Alessandro Concetto Caldarera, di 51, Alessandro Lizzoli, di 48, Bernardo Toscano, di 52, Massimiliano Ponturo, di 41. Nei confronti di otto imprenditori è stato emesso un divieto temporaneo di esercitare imprese ed uffici direttivi. Sono Alberto Pietro Agosta, di 34 anni, Antonino Campagna, di 56, Filippo Cutrona, di 30, Gioacchino Falsaperla, di 55, Salvino Frazzetto, di 61, Salvatore Giuffrida, di 37, Federico Pandetta, di 37, Salvatore Pinta, di 64.
I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione per delinquere e mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, impiego di beni di provenienza illecita, falso in atto pubblico, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di scritture contabili. Il Gip ha inoltre contestato l’aggravante del metodo mafioso per agevolare il clan Mazzei. Il provvedimento è stato eseguito da carabinieri del nucleo Investigativo del comando provinciale di Catania e da militari del nucleo di Polizia economico finanziaria della guardia di finanza.
Le indagini avevano messo nel mirino le attività della ‘famiglia’ Mazzei e, in particolare, del suo componente di spicco, Angelo Privitera, detto ‘Scirocco’. I carabinieri hanno individuato l’esercizio commerciale, dove il clan teneva dei vertici per parlare delle attività illecite, come usura ed estorsioni, ma anche delle tensioni interne alla stessa ‘famiglia’. Militari dell’Arma hanno anche accertato il riciclaggio di soldi ‘sporchi’ nel settore delle scommesse online e nella gestione completa delle apparecchiature elettroniche da gioco. Dalle indagini sono emersi collegamenti con imprenditori che gestivano depositi di impianti di carburanti coinvolti in operazioni finalizzate alla frode fiscale e in particolare con Francesco Burzotta, indicato come “soggetto orbitante nell’ambiente mafioso di Mazara del Vallo”.
Accertamenti della guardia di finanza di Catania hanno poi fatto luce sulla cosiddetta ‘frode Carosello dell’Iva’. Il gruppo, secondo l’accusa, riusciva a evadere il pagamento dell’imposta attraverso l’intervento di ‘falsi esportatori abituali’ che emettevano dichiarazioni d’intento non veritiere, consentendo di acquistare da soggetti italiani carburante senza l’applicazione dell’Iva per poi non rivenderlo all’estero, ma nel territorio nazionale. Indagini sono state eseguite anche sull’acquisto di carburanti da fornitori britannici, maltesi e della Repubblica Ceca da parte della Lubricarbo di Sergio Leonardi al quale carabinieri e guardia di finanza hanno sequestrato beni per 10 milioni di euro, comprese quote societarie di 10 imprese commerciali, tra l’altro titolari di 7 distributori stradali.