Mafia e scommesse sportive, in appello cinque condanne e due assoluzioni
La Corte d’appello di Palermo ha condannato cinque imputati per associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori con favoreggiamento mafioso. In sostanza, alcuni imprenditori riciclavano denaro sporco per i boss attraverso il settore delle scommesse sportive grazie a una rete di agenzie sportive che nel corso del tempo avevano “fatturato” gioco per svariate decine di milioni di euro.
Salvatore Rubino, che riciclava denaro per conto del clan, è stato condannato a 10 anni. Undici anni, invece, al boss Francesco Paolo Maniscalco, esponente della famiglia “Palermo Centro”: i due sono stati ritenuti personaggi centrali di questa indagine svolta dalla Guardia di Finanza, che ha portato al sequestro di beni e attività economiche per un valore di circa 40 milioni.
Nove anni a Vincenzo Fiore, 4 Girolamo Di Marzo e 4 anni e 6 mesi Christian Tortora. Assolti invece Elio e Maurizio Camilleri. Nell’operazione, sarebbero coinvolti numerosi mandamenti mafiosi della città che avevano dato il loro benestare alla apertura dei centri scommesse sul “loro” territorio.
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