processo messina denaro rinviato al 20 giugno

Mafia, il pentito racconta la Missione Romana: “Dovevamo uccidere Falcone e i giornalisti”

Nel corso della deposizione come teste questa mattina al processo d’appello sulla Strage di Capaci, il collaboratore di giustizia Francesco Geraci, ha raccontato i particolari della cosiddetta “Missione Romana”, durante la quale (nei primi mesi del 1992) si sarebbe dovuto uccidere, su ordine di Riina, Giovanni Falcone (allora direttore degli Affari penali del Ministero della giustizia) ma anche alcuni noti giornalisti della tv italiana: “Cercavamo Maurizio Costanzo, Michele Santoro, Pippo Baudo e Giovanni Falcone perché dovevamo ucciderli”.

Geraci racconta: “Quando partimmo per Roma, io sono andato con Enzo Sinacori in aereo, Matteo Messina Denaro è partito con Renzo Tinnirello, e Giuseppe Graviano è partito con Fifo De Cristoforo. La macchina l’abbiamo affittata a nome mio perché ero io che avevo la carta di credito. Per quella trasferta Messina Denaro diede 5 milioni di lire ciascuno. A Roma siamo stati circa 9 giorni.Ci dissero che dovevamo uccidere i giornalisti per allontanare l’attenzione dalla Sicilia e creare dei casini al Centro Italia. Portare l’attenzione sui vecchi brigatisti. Ne parlava Matteo Messina Denaro”.

Geraci ha ricostruito nel corso dell’udienza alcuni particolari del progetto di morte. “Si parlava di mettere il tritolo in un bidone dell’immondizia o una macchina vicino al teatro dove si faceva il Maurizio Costanzo Show. Io e Sinacori siamo andati anche a fare un sopralluogo. Di armi – ha aggiunto – a Roma non ne ho viste. Le avevo viste invece a Mazara Del Vallo quando le stavano preparando. C’erano dei kalashnikov che Matteo Messina Denaro e Enzo Sinacori provarono. C’erano delle pistole. Moltissime armi comunque”.

Categorie
attualità
Facebook

CORRELATI