Mancata cattura di latitanti, assolti carabinieri e giornalisti accusati di diffamazione 

La mancata cattura di ricercati tra cui Provenzano, ha avuto strascichi anche tra i carabinieri e alcuni giornalisti che sono finiti sotto processo con l’accusa di diffamazione.

I militari, i marescialli, Saverio Masi e Salvatore Fiducia, in servizio a Palermo, sono stati assolti per non aver commesso il fatto. I due avevano chiamato in causa i loro superiori, rei, a loro dire, di aver intralciato le indagini impedendo la cattura di latitanti mafiosi eccellenti, del calibro di Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro.

Sono stati assolti, dallo stesso reato e con la stessa formula, anche gli otto giornalisti di quotidiani, siti e trasmissioni tv, fra i quali figurano fra gli altri Antonio Padellaro e Michele Santoro,  che riportarono le parole dei due sottufficiali senza procedere ai dovuti riscontri.

Lo ha deciso il tribunale monocratico di Roma, rappresentato dal giudice Gennaro Romano, che ha invece condannato al pagamento di mille euro l‘avvocato Giorgio Carta: nel suo studio legale, nel maggio del 2013, fu organizzata la conferenza stampa nel corso della quale il penalista, “al di fuori dei limiti propri del mandato difensivo formulava giudizi lesivi della reputazione dei superiori gerarchici di Masi e Fiducia”, e cioè di quegli ufficiali in servizio presso il nucleo investigativo di

Palermo nel periodo tra il 2001 e 2006 che avrebbero “frapposto pretestuosi ostacoli di natura burocratica, boicottando sistematicamente le iniziative investigative di Masi e Fiducia, sottovalutando l’apporto informativo degli stessi, nonchè dissuadendoli energicamente dal continuare le indagini”.

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