Migranti, la “Mare Jonio” salva 98 migranti. Chiesto all’Italia un porto sicuro
La nave Mare Jonio di Mediterranea saving humans ha completato il salvataggio di circa cento persone su un gommone alla deriva al largo della Libia. Tra i soccorsi 26 donne di cui almeno 8 incinte, 22 bambini di meno di 10 anni e almeno altri 6 minori.
La Ong ha dichiarato: «Abbiamo individuato il loro gommone, sovraffollato alla deriva e con un tubolare già sgonfio con il nostro radar, e per fortuna siamo arrivati in tempo per portare soccorso”, che è stato completato alle 8.35 di questa mattina.
“Le persone – ha sottolineato Mediterranea – sono tutte al sicuro a bordo con noi, ci sono casi di ipotermia e alcune di loro hanno segni evidenti dei maltrattamenti e delle torture subite in Libia. Fuggono tutte dall’inferno. Restiamo ora in attesa di istruzioni dal centro di coordinamento marittimo italiano, cui ci siamo riferiti mentre ancora il salvataggio era in corso, in quanto nostro Mrcc (Centro di coordinamento marittimo, n.d.r.) di bandiera”.
SCOPPIA LA POLEMICA: La Mediterranea Saving humans fa sapere che “dopo il nostro rifiuto di violare il diritto internazionale riferendoci ad ‘Autorità Libiche'”, il Centro di coordinamento del soccorso marittimo della Guardia costiera di Roma “ha assunto il coordinamento del nostro caso e chiesto ‘a competenti Autorità Italiane’ l’assegnazione di un porto sicuro alla Mare Jonio”. Affermazione smentita seccamente dall’Imrcc. “Mai assunto il coordinamento dell’operazione di soccorso effettuata questa mattina dalla nave Mare Jonio, in quanto avvenuta “in acque di responsabilità Sar libiche”. Il Centro di coordinamento, contattato dalla Ong, spiega la Guardia costiera, “ha riferito alla stessa di avviare le previste interlocuzioni con le competenti autorità libiche per assumere istruzioni di coordinamento, che non risultano essere avvenute. Ogni richiesta di individuazione di un luogo di sbarco, a seguito di un evento Sar che coinvolge migranti, viene inoltrata dall’Imrcc al ministero dell’Interno per l’individuazione del ‘place of safety’. Pur non essendo un evento Sar coordinato dall’Imrcc, tale procedura è stata eseguita, come sempre avvenuto, anche per l’evento Sar odierno”.
Il ministro della difesa, Elisabetta Trenta, ha firmato il decreto di divieto d’ingresso in Italia per la Mare Jonio inviatogli dal collega Matteo Salvini, ma, osserva, considerato che sulla nave “sarebbero imbarcati anche naufraghi minorenni e donne incinte, si ravvisa l’esigenza di rappresentare – contestualmente al presente atto – la necessità di porre in essere nel più breve tempo possibile forme di assistenza delle persone maggiormente bisognevoli, per l’attuazione delle quali la Difesa si rende immediatamente disponibile”.
In relazione allo schema di decreto, pervenuto dal ministero dell’Interno, Trenta ha rivelato anche che, “rispetto a precedenti analoghi provvedimenti, nella premessa manca la dicitura: ‘RITENUTO che tale attività, integrando la fattispecie dello ‘scarico … di persone … in violazione delle leggi … di immigrazione vigenti nello stato costiero, configurerebbe, se posta in essere, un’ipotesi di passaggio non inoffensivo ai sensi dell’articolo 19, comma 1, lettera g), della UNCLOS”.