Morte Raciti, due testimoni sentiti da “Le Iene” indagati per diffamazione contro la polizia
Due “testimoni” della morte dell’ispettore Filippo Raciti (una donna di 44 anni e un uomo di 42) sentiti dal giornalista Ismaele La Vardera durante il programma Le Iene sono indagati con l’accusa di diffamazione aggravata a mezzo stampa, su un fatto determinato e recando offesa a un corpo giudiziario. Per la morte di Filippo Raciti sono stati condannati Antonino Speziale (che ha finito di scontare la pena il 15 dicembre 2020) e Daniele Natale Micale, 33 anni, che è tornato in semilibertà poco prima di Natale del 2018.
In relazione ai fatti del 2 febbraio 2007, i due testimoni avevano sostenuto la tesi del “fuoco amico” e che Raciti fosse stato investito da un mezzo della polizia (tesi smentita nei tre gradi di giudizio). La donna, interpretata nel servizio da un’attrice, sostiene di essere stata presente al funerale e di aver sentito un poliziotto chiedere scusa a Nazareno Raciti “perché la morte del figlio era stata causata dalla manovra errata di un collega”. L’altro testimone sostiene invece che suo padre avesse saputo dallo stesso Nazareno Raciti quanto avrebbe saputo. Nazareno Raciti, sentito dalla Procura, ha smentito entrambe le ricostruzioni.
Ora viene loro contestato di aver riferito “fatti non veri” e “offendendo la reputazione della Polizia di Stato”, affermando “in modo implicito” che nelle indagini “sarebbero state coperte volontariamente le responsabilità dei veri” responsabili della morte di Raciti e “indirizzandole dolosamente a carico di Antonino Speziale”.
L’inchiesta è stata avviata su querela presentata dal capo della polizia dopo la messa in onda del servizio. Alle due persone indagate è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari firmata dal procuratore Carmelo Zuccaro e dal sostituto Andrea Bonomo.
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