Open Arms, ascoltati numerosi testimoni. Salvini: “Non ci sono elementi a mio carico”

Nuova udienza del processo “Open Arms” che vede imputato l’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini, presente nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo, con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. la vicenda è quella della nave della Ong spagnola, che nell’agosto 2019 rimase per giorni in rada in attesa del permesso di far sbarcare i migranti dopo aver salvato 147 persone nel Mediterraneo.

Sono state ascoltate varie testimonianze. Vincenzo Asaro, dirigente medico dell’Asp di Agrigento ha definito le condizioni sanitarie dei migranti a bordo mediocri” e come vi fosse “un fattore di rischio molto elevato per la loro salute psicofisica”.

Giulia Bongiorno, avvocato difensore di Salvini, ha spiegato invece che il rischio non esisteva e che i soggetti erano in condizioni fisiche “discrete”, tanto da poter affrontare un nuovo viaggio in Spagna. Cosa ritenuta impossibile dall’equipaggio perché “c’erano onde di tre metri e un clima di paura”. Inoltre, il legale ha sottolineato le preoccupazioni dell’ex ministro dell’interno per il possibile sbarco di soggetti pericolosi, sottolineando che con la SeaWatch3 erano arrivati in Italia almeno due soggetti accusati di aver commesso torture in Libia.

“Io non lo so, mai ci siamo sentiti minacciati a bordo – risponde invece il capitano di Open Arms, Marc Reig Creus -. In quei venti giorni è successo un po’ di tutto, anche il gettarsi in acqua scaturisce dall’incertezza e dall’attesa. Noi non eravamo in condizione di arrivare in Spagna. I profughi stavano male psicologicamente e fisicamente, eravamo a 700 metri da Lampedusa, c’erano state già persone che avevano minacciato di buttarsi in mare e ci sarebbero voluti otto giorni per arrivare in Spagna”.

In una pausa dell’udienza il leader della Lega Salvini si è detto fiducioso sul positivo esito del processo: “Non c’è un elemento a mio carico”.

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