Open Arms davanti porto di Lampedusa, “Al riparo ma non abbiamo permesso di sbarco” 

La nave Open Arms con 147 migranti a bordo si trova nelle immediate vicinanze del porto di Lampedusa. Diverse motovedette della Guardia di finanza e della capitaneria di porto stanno monitorando i movimenti dell’imbarcazione della Ong catalana che si è diretta verso l’isola delle Pelagie, scortata da due navi militari, dopo che il Tar del Lazio ha accolto un suo ricorso, sospendendo il divieto di ingresso nelle acque italiane disposto da Salvini.

Provvedimento rinnovato ieri dal ministro dell’Interno che ha presentato ricorso contro la decisione del Tar ribadendo il suo ‘no’ alla sbarco dei migranti. Al momento la Open Arms è all’ancora a ridosso dell’isola, nella zona di Cala Francese, a poche Centinaia di metri dall’entrata del porto. Le condizioni del mare non sono buone e, stando alle previsioni, permarranno così per tutta la giornata

In un tweet Open Arms scrive: “Dopo la minaccia di un nuovo decreto, siamo finalmente al riparo”, sottolineando di essere arrivata in acque italiane “con autorizzazione da parte delle autorità, anche se non abbiamo permesso per entrare in porto”.

Intanto, a livello governativo, ed era prevedibile, il decreto che blocca l’ingresso in porto della motonave con i migranti salvati in area Sar del Mediterraneo, non è stato firmato dal ministro della difesa, Trenta, come richiesto da Salvini, che così prende le distante dal Viminale. Non era ancora chiaro se Toninelli avesse firmato ancora il decreto. Ci ha pensato il ministro con un post su Facebook a chiarire di non avere firmato.

“Avevo già firmato a suo tempo il decreto di Salvini, che vietava l’ingresso, il transito e la sosta della Open Arms nelle acque italiane. Avevo firmato, anche stavolta, per ribadire che chi non rispetta il diritto del mare non può sbarcare in Italia. Quel decreto è stato bocciato dal Tar ed emetterne un altro identico, per farselo bocciare di nuovo dal Tar dopo 5 minuti, esporrebbe la parte seria del Governo, che non è quella che ha tradito il contratto, al ridicolo. E a differenza di Salvini che cerca solo il consenso facile, noi agiamo con senso di Stato e concretezza”.

La politica non può mai perdere l’umanità. Per questo non ho firmato”. Lo scrive in un comunicato il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, in cui spiega la sua decisione di non firmare il nuovo decreto del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, volto a negare l’ingresso, il transito e la sosta nelle acque territoriali della nave dell’Ong Open Arms.

Si allarga quindi la distanza tra il Viminale e la Difesa in fatto di divieto all’ingresso in acque territoriali italiane a navi con a bordo migranti. Una decisione che non sorprende, riferiscono le stesse fonti, visto che la titolare della Difesa ha ordinato alle navi della Marina militare di scortare verso l’Italia l’imbarcazione spagnola.

Martedì sera, infatti, – come hanno spiegato fonti della Difesa – il ministro Trenta dopo essersi messa in contatto con il tribunale dei minori di Palermo ed essersi accertata delle condizioni dei minori a bordo della nave della Ong spagnola aveva dato mandato al capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, di ordinare alla Marina di spostare nei pressi della Open Arms due navi del dispositivo Mare Sicuro pronte ad effettuare il trasbordo dei 32 minori.

Inoltre, nella vigilia di ferragosto Trenta si era messa in contatto con le altre autorità di governo competenti per arrivare allo sbarco dei 32 minori a bordo della nave da due settimane in navigazione in acque internazionali.

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