Palermo città più trafficata d’Italia nel 2020. La Lega: “Dati impietosi, Catania si dimetta”

Palermo città più trafficata d’Italia nel 2020. A fotografare il poco lusinghiero primato è il “Tom Tom Traffic Index”, che ha analizzato l’andamento del traffico in 400 città di 57 Paesi.  Il Covid ha causato un calo del traffico (-20%) a livello mondiale e in Italia, ma tale riduzione a Palermo è inferiore alla media: il risultato è il tasso di congestione più alto d’Italia nel 2020, pari al 29%, davanti a Genova e Roma (entrambe al 27%). Ma se nel caso del capoluogo ligure il calo è di soli 3 punti, la capitale (che era primatista nel 2019) cala di 11 punti.

Il dato ha scatenato le critiche della Lega, che torna a chiedere le dimissioni dell’assessore alla mobilità Giusto Catania. Igor Gelarda, capogruppo in consiglio comunale della Lega a Palermo ed Elisabetta Luparello, responsabile provinciale della Lega Giovani sottolineano come Palermo sia la “trentesima in Europa e la sessantesima in tutto il mondo, staccate nettamente ci sono città come Roma, Milano e Napoli, peggio di noi solo metropoli del calibro di Mosca, Nuova Delhi, Bangkok, Londra e San Paolo del Brasile  solo per fare il nome di alcune città, grandi fino a quasi 30 volte la nostra”.

“Tra le città di medie dimensioni Palermo è la terza più trafficata d’Europa – sottolineano -, per capire il danno che subiamo per il traffico, ogni anno i palermitani passano 6 giorni pieni della loro vita, 140 ore circa, in più in auto con effetti devastanti per la loro salute, per la città e per l’ambiente. A Palermo un viaggio in auto che potrebbe durare 16 minuti e mediamente ne dura il doppio”.

I due leghisti puntano il dito sull’assessore comunale a Mobilità e ambiente: “Tutto questo è il chiaro frutto di una politica dissennata sul traffico, targata Giusto Catania che resterà nella storia come uno tra i peggiori assessori al traffico, che ha posto al centro della sua politica Ztl e tram. Un assessore che alla luce di questi dati avrebbe solo, come dignitosa scelta politica, quella delle dimissioni”, concludono Gelarda e Luparello.

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