Palermo, flash mob dei giornalisti contro gli insulti di una certa politica
Un flash mob a Palermo, davanti al teatro Massimo, dei giornalisti palermitani per dire no alla “deriva di un linguaggio della politica fatto di insulti e minacce”. Il riferimento è alle parole durissime pronunciate da alcuni esponenti del movimento cinquestelle che hanno definito i giornalisti delle “puttane”. La manifestazione è stata organizzata dalla Federazione nazionale della Stampa italiana e dalle Associazioni Regionali di Stampa. Anche nel resto del Paese si sono svolti dei sit-in di protesta in diverse piazze.
”Libertà di stampa uguale democrazia” è la frase scritta sullo striscione tenuto da un gruppo di giornalisti che hanno manifestato “per difendere la libertà di stampa dagli attacchi a una categoria di professionisti, ma soprattutto all’articolo 21 della Costituzione e ai valori fondamentali della democrazia, che mettono a rischio il diritto ad essere informati”. Al flash mob hanno partecipato anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sicilia, Giulio Francese, esponenti politici e sindacali
“Siamo qui per sottolineare un attacco indiscriminato ai giornalisti che si evolve in un attacco alla libertà di stampa quando un vicepremier e ministro annuncia nuove norme sull’editoria”. A dirlo è stato il segretario regionale dell’Assostampa siciliana Roberto Ginex.
“Una forma di ‘terrorismo psicologico’ – ha aggiunto Ginex – in un periodo in cui il comparto dell’editoria è in sofferenza e di conseguenza lo sono i giornalisti che si sforzano di fare al meglio il proprio mestiere con risorse spesso scarsissime. Non è accettabile che un leader politico con epiteti volgari insulti la categoria e non è accettabile che uno dei guru di un movimento politico al governo, dalla sua postazione vacanziera, insulti con parole altrettanto volgari i professionisti dell’informazione. Siamo la patria del Diritto. Se un cittadino si sente diffamato, ingiuriato, calunniato da una testa giornalistica può usare le armi a disposizione di tutti: rivolgersi alla magistratura”.