Palermo, ‘furbetti del cartellino’ tra i dipendenti di Reset e Coime: 55 indagati / VIDEO

Timbravano il cartellino anche per conto dei colleghi, per farli risultare ufficialmente in servizio. L’ennesimo caso di “furbetti” del cartellino che adesso è sotto la lente di ingrandimento della magistratura. L’indagine, coordinata dalla Procura, è iniziata dopo alcune segnalazioni anonime. Gli indagati sono complessivamente 55, più di un terzo dei dipendenti totali delle partecipate.

In particolare, per i carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo e la Polizia Municipale hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per 18 dipendenti comunali delle società partecipate del Comune Reset e Coime, accusati di falsa attestazione di presenza in servizio e truffa ai danni dell’amministrazione.

Le 18 persone sottoposte a obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria sono: Salvatore Buongiorno, 53 anni Francesco Confalone, 63 anni, Giovanni Crivello, 59 anni, Gioacchino D’Asaro, 64 anni, Antonino Di Fede, 61 anni, Francesco Di Giovanni, 48 anni, Rosario Di Vincenzo, 64 anni, Giuseppe Fini, 62 anni, Lucio Marullo, 54 anni, Domenica Occhipinti, 49 anni, Napoleone Pirinei, 46 anni, Giuseppe Polizzi, 50 anni, Salvatore Pullara, 53 anni, Maurizio Romeo, 52 anni, Luigi Runza, 53 anni, Antonino Russo, 46 anni, Domenico Schimmenti, 50 anni, Aurelio Scirè, 61 anni.

Gli inquirenti hanno accertato un fenomeno di assenteismo di massa – 2.000 le timbrature sospette – da parte di numerosi dipendenti dell’ufficio comunale che si occupano di impianti cimiteriali. In particolare, l’attività d’indagine svolta dal Carabinieri si è concentrata sulle assenze dei dipendenti, sia comunali che delle società partecipate Reset e Coime, che prestano servizio all’interno degli uffici dei Servizi Cimiteriali del Comune di Palermo, in via Lincoln. I militari hanno scoperto che gli impiegati finiti sotto inchiesta timbravano per altri colleghi per fingerne la presenza in servizio o consentire loro di assentarsi durante il lavoro.

Nel corso di 5 mesi d’indagine, i militari hanno documentato quasi 2.000 “timbrature sospette”, di cui 240 sviluppate e contestate. Circostanze che testimoniano che si trattava di un fenomeno diffuso tra gran parte dei dipendenti dell’ufficio comunale. Gli agenti della polizia municipale hanno indagato invece su un gruppo di dipendenti comunali addetti ai servizi di assistenza ai funerali e impiegati, dunque, prevalentemente in mansioni esterne. Spesso, piuttosto che assolvere i loro compiti di assistenza, stavano in giro per la città per sbrigare cose personali o rientravano in ufficio in anticipo rispetto all’orario previsto.

Soddisfazione da parte del sindaco Orlando, del vice Giambrone e dell’assessore Marino che hanno anche sottolineato la massima collaborazione dell’amministrazione comunale: “L’indagine ha permesso di individuare un altro dei tasselli della gravemente difettosa situazione dell’ufficio che si occupa della gestione dei cimiteri comunali. Ai provvedimenti dell’Autorità giudiziaria seguiranno, oltre alla ovvia costituzione di parte civile, da subito delle severe misure disciplinari, commisurate alla gravità dei comportamenti che hanno arrecato un danno gravissimo non solo all’immagine dell’Amministrazione, ma soprattutto ai servizi resi ai cittadini e, in particolare, ai familiari dei defunti. Anche come forma di rispetto nei loro confronti queste misure disciplinari saranno ai massimi livelli consentiti dalla normativa e dai contratti di lavoro”.

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