Palermo, giovani modelle e prostituzione minorile: arrestati i titolari di due agenzie
La Procura di Palermo ha disposto l’arresto con custodia cautelare in carcere di due persone e di un terzo ai domiciliari per reati legati ad un presunto giro di prostituzione minorile, con vittime giovani modelle. In carcere vanno Francesco Pampa (classe 1979, di Monreale) e Massimiliano Vicari (classe ’77, di Palermo), titolari di due agenzie, la Vanity Models Management e la Max Services Agency. Ai domiciliari G.F. (classe ’85).
Pampa (agente di moda) è accusato di violenza sessuale nei confronti di minorenne, prostituzione minorile, induzione e favoreggiamento della prostituzione di maggiorenne; Vicari (titolare di un’agenzia che presta servizi di promozione e supporto sul web) è accusato di prostituzione minorile ed induzione e favoreggiamento della prostituzione di maggiorenne. G.F. è indagato del reato di prostituzione minorile, per aver intrattenuto rapporti sessuali con una ragazza non ancora diciottenne in cambio di denaro.
L’indagine è partita dalle dichiarazioni di una giovane che ha iniziato a lavorare all’età di 15 anni con i due uomini (che condividevano a Palermo gli spazi per le loro agenzie): la ragazza agli investigatori ha affermato di essere stata “iniziata” quasi subito da Pampa che l’ha poi proposta al socio Vicari e poi indotta a concedersi ad uomini più grandi, clienti dell’agenzia o semplicemente a coloro che partecipavano agli eventi legati alla moda.
Dal racconto della giovane e da altre informazioni le indagini avrebbero appurato che le aspiranti modelle venivano contattate tramite i social e invitate a partecipare ai provini che si tenevano presso lo studio condiviso dai due indagati. Le giovani minorenni accompagnate dai genitori, superato il provino con il patron Pampa, si iscrivevano all’agenzia pagando un quota di circa 50 euro.
Da quel momento iniziava il loro percorso all’interno dell’agenzia e partecipavano a casting, sfilate o shooting fotografici che si tenevano inizialmente in ambito locale o al massimo all’interno della territorio regionale. I benefici promessi alle giovani, corrotte in età plasmabile, erano soldi, regalie e progressioni di carriera, fino anche (per alcune) alla partecipazione a casting ed eventi nazionali e internazionali.
Approfittando del rapporto di fiducia (anche con i genitori) e di aver mantenuto le “promesse” in merito alla loro crescita professionale e vittorie in vari concorsi, gli indagati ne avrebbero abusato sessualmente, “cedendole” poi anche ad amici come G. e ai clienti conosciuti durante gli eventi in cambio di denaro.
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