Palermo, intitolata strada a Vincenzo Sansone, sindacalista ucciso dalla mafia
Da oggi a Palermo, nel quartiere Bonagia, esiste Largo Vincenzo Sansone (al posto di Largo della Lontra), un piazzale dedicato al segretario della Camera del Lavoro di Villabate ucciso il 13 febbraio del 1947. Sansone, sindacalista della gente povera, aveva 37 anni. Fu ucciso a colpi di lupara.
Continua il percorso delle “vie dei diritti” portato avanti della Cgil e dell’amministrazione comunale, l’intitolazione di 19 strade di Palermo, tutte all’interno dello stesso quartiere, dedicate ai sindacalisti uccisi dalla mafia. Alla cerimonia sono intervenuti il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo, la nipote Giuseppina Sansone, il sindaco di Villabate Vincenzo Oliveri e e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
“Sansone difendeva i braccianti dal controllo e dallo sfruttamento dei padroni, dalla pratica dei bassi salari e da chi approfittava della gente povera – ha detto il segretario generale della Cgil Palermo Enzo Campo – L’abbiamo ricordato per la prima volta tre anni fa a Villabate, dopo 69 anni dalla morte, e di questo abbiamo chiesto scusa alla famiglia. Sansone, come tutti colore che hanno lottato per la libertà e per il lavoro, alla testa di quel movimento contadino e sindacale al quale partecipavano migliaia di braccianti, è stato un costruttore della nostra Costituzione. In più Sansone, che era un insegnante di Lettere, ha messo la sua cultura a disposizione del popolo, con la formazione di una delle prime cooperative agricole che ha fatto sì che i lavoratori non venissero sfruttati. Oggi il suo ricordo e la memoria che onoriamo sono importanti per le lotte future”.
“Mio zio fu l’unico in paese, con la gente che camminava scalza, ad avere chiesto gli aiuti del piano Marshall. Stava arrivando a Villabate una vettura carica di viveri e vestiario ma i mafiosi si opposero e per questo l’hanno ucciso, cinque giorni prima che festeggiasse i suoi 38 anni – ha ricordato l’unica nipote di Sansone, Giuseppina Sansone – Era giovanissimo e per sua madre fu un enorme dolore. Sansone fu minacciato e allontanato. Lui che era un profondo altruista, aveva solo un paio di pantaloni e andava in giro con i pantaloni bucati indosso. È morto da martire, ha dato la sua vita e la sua gioventù per il bene degli altri, non per il suo tornaconto. Dopo 70 anni il dolore è ancora vivo”.
“Siamo grati alla Cgil e al Comune che hanno voluto ricordare a Palermo un uomo nato a Villabate, e per metà di Misilmeri, che da oggi è cittadino palermitano – ha detto il sindaco di Villabate Vincenzo Oliveri – Sansone è stato un uomo che ha dato la vita per una grande causa, il suo è stato un atto d’amore per la gente bisognosa. Presto anche a Misilmeri intitoleremo una strada in suo onore”.
CHI ERA VINCENZO NUNZIO SANSONE – Vincenzo “Nunzio” Sansone, segretario della Camera del Lavoro di Villabate fu freddato a colpi di lupara dalla mafia mentre percorreva il tratto tra Villabate e il borgo di Portella di Mare. Era il 13 febbraio del 1947.
Insegnante di lettere, sempre vicino agli ultimi per aver conosciuto in gioventù la fatica e gli stenti, voleva riscattare le masse operaie e contadine dalla loro miseria. Militante comunista impegnato nella lotta per la riforma agraria, fondatore e segretario della locale Camera del lavoro, organizzava i lavoratori della campagna per la raccolta dei mandarini. Aveva provato a fondare una delle prime cooperative agricole. Alla mafia, abituata ai modi ossequiosi della gente di campagna dava un grande fastidio il successo che Sansone riscuoteva tra la gente.
Una delle ipotesi fu che avesse pestato i piedi a qualche proprietario terriero. La Camera del Lavoro di Villabate presto diventò il luogo di riferimento dove la gente poteva trovare una risposta ai propri bisogni. In quegli anni di guerre, coi bambini che camminavano scalzi per strada, Sansone chiese con una lettera gli aiuti del Piano Marshall, viveri, vestiario e soldi per i familiari dei morti in guerra. Quando arrivarono i vagoni carichi di beni, quelli che comandavano in paese pretesero di impossessarsi della roba. Sansone, che lottava solo e sempre per il bene degli altri, fu minacciato e allontanato. Vincenzo Sansone aveva un solo completo, che indossava in estate e in inverno. Quando si consumò, coprì lo strappo con uno scialle. E andava coperto con lo scialle della nonna. Ha dedicato la sua vita ai poveri e agli orfani.