Palermo, nuova operazione antimafia: tra gli otto arrestati anche i tre fratelli Scotto
Otto presunti affiliati alla famiglia mafiosa dell’Arenella, una delle più rappresentative del mandamento di Palermo Resuttana, sono stati raggiunti da un provvedimento restrittivo emesso dal Gip ed eseguito dalla Dia. Sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa ed altri reati.
In carcere sono finiti Vito Barbera, 58 anni, Giuseppe Costa, 52 anni, Paolo Galioto, 28 anni, Antonino Scotto, 40 anni, Francesco Paolo Scotto, 72 anni, Gaetano Scotto, 67 anni, Pietro Scotto, 70 anni. Ai domiciliari è stato posto Antonino Rossi, 36 anni.
Nel corso dell’operazione, denominata White Shark, sono stati arrestati dunque anche i tre fratelli Gaetano, Pietro e Francesco Paolo Scotto. Gaetano Scotto è una delle dieci persone accusate ingiustamente della strage di via D’Amelio e adesso parte civile nel processo sul depistaggio che è in corso a Caltanissetta. È indagato anche per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida insieme al boss Nino Madonia.
Anche, Pietro, tecnico di una società di telefonia, è stato coinvolto nell’inchiesta sull’uccisione di Paolo Borsellino. Era stato accusato di aver captato la chiamata con cui il magistrato comunicava alla madre che stava per andare a farle visita nella sua abitazione di via D’Amelio. Pietro Scotto, condannato in primo grado, era stato poi assolto in appello.
Giuseppe Costa, uno degli arrestati, è il fratello di Rosaria, la vedova di Vito Schifani, uno dei tre poliziotti morti nella strage di Capaci col magistrato Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, il 23 maggio ’92. Costa avrebbe riscosso il pizzo per il clan dell’Arenella.
Nei giorni scorsi il procuratore generale Roberto Scarpinato, ha inviato un avviso di chiusura indagine, che prelude a una richiesta di rinvio a giudizio. Agostino e la moglie furono assassinati davanti alla loro casa di villeggiatura a Villagrazia di Carini la sera del 5 agosto 1989. In questi 31 anni l’inchiesta si è dovuta confrontare con molte ombre e con tentativi di depistaggio contro i quali si è battuto il padre di Nino, Vincenzo Agostino. Scotto ha sempre negato di appartenere alla mafia e di essere coinvolto nell’omicidio di Villagrazia di Carini.