Palermo, omicidio alla Vucciria: la Polizia ferma tre persone nella notte / NOMI
La Polizia ha fermato tre persone nella notte per l’omicidio di Emanuele Burgio, 25 anni, ucciso a Palermo tra via Cassari e via Tintori, nei pressi della trattoria Zia Pina. Si tratta di Romano Matteo, palermitano classe 1982, del fratello Romano Domenico, palermitano classe 1972 e del nipote Giovanni Battista Romano, palermitano, classe 1992, figlio di Domenico.
Scavando nel loro passato, si è appurato che Matteo e Domenico Romano sono a loro volta figli del boss del Borgo vecchio Giovan Battista, che venne ucciso all’età di 50 anni nel 1995 e sciolto nell’acido come punizione da parte di Cosa nostra – si ipotizzò allora – poiché avrebbe collaborato con il giudice Giovanni Falcone. Davide Romano, 34 anni, fratello di Matteo e Domenico venne invece ucciso con un colpo di pistola alla nuca nell’aprile 2011: il suo corpo venne ritrovato in mutande nel bagagliaio di un’auto rubata, in via Titone a Palermo.
I tre sono stati inchiodati dalle telecamere di alcuni dei tanti esercizi commerciali del quartiere, zona nevralgica della movida palermitana. I fermi sono stati effettuati da parte degli uomini della Squadra Mobile diretta da Rodolfo Ruperti. Le prime risultanze investigative ricostruiscono l’omicidio del giovane palermitano come l’estremo epilogo di una contesa sorta poco tempo prima, innescata da uno screzio banale che avevano ingaggiato la vittima e uno degli arrestati, Giovanni Battista Romano, a quanto pare legato a un diverbio stradale.
Quella contesa, che sembrava inizialmente sopita, sarebbe poi riesplosa tra i vicoli della Vucciria la notte scorsa e stavolta coinvolgendo più contendenti. E la vicenda avrebbe dunque trovato il suo epilogo tragico quando, dopo una breve discussione, Matteo Romano ha impugnato una pistola e ha fatto fuoco contro Burgio, che ha tentato invano di scappare ma non è riuscito a percorrere che poche decine di metri. Burgio, ferito da più colpi di pistola al torace e alle spalle, è stato trasportato in ospedale ma è deceduto poco dopo il ricovero.
Burgio è figlio di Filippo, già condannato per mafia. Quest’ultimo fu coinvolto nell’operazione dei carabinieri “Hybris” del luglio 2011 ed è stato condannato con sentenza definitiva a 9 anni. Per gli inquirenti teneva la cassa della famiglia di Palermo centro e per un periodo avrebbe gestito la posta dell’allora latitante Gianni Nicchi.
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