Pescatori sequestrati in Libia, concessa una telefonata con le famiglie: “Stiamo bene”
Dopo 73 giorni, primo contatto tra i 18 marittimi sequestrati in Libia e i loro familiari. Agli uomini (otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi) delle imbarcazioni “Antartide” e “Medinea” è stata concessa infatti una telefonata grazie a un ponte telefonico stabilito dall’Unità di crisi della Farnesina.
La telefonata è avvenuta nella tarda serata di mercoledì e dopo settimane di appelli per ottenere al più presto la loro liberazione, i familiari hanno potuto sentire i propri cari: tutti i pescatori avrebbero dato rassicurazioni sulle loro condizioni di salute.
Ora però sono gli stessi marittimi (trattenuti dall’8 settembre nel carcere di el Kuefia, a 15 km da Bengasi) a lanciare un appello affinché si arrivi rapidamente alla loro liberazione. La Farnesina assicura che “continua la sua azione ad ampio raggio per ottenere la liberazione dei pescatori siciliani”, mentre l’opposizione incalza e torna a chiedere risultati concreti.
Il sindaco di Mazara del Vallo Salvatore Quinci invece afferma: “Ho voluto immediatamente accertarmi personalmente dello stato emotivo dei familiari che ho sentito commossi e profondamente emozionati. Esprimo soddisfazione per l’impegno profuso dal Governo nazionale che ha dato un segno tangibile di speranza per la liberazione dei 18 pescatori”.
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