Pnrr, prova di responsabilità: la Sicilia sarà all’altezza? Intanto il tempo scorre….

Il PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza, nasce – come strumento ‘eccezionale’ di risposta europea alla pandemia che ha colpito i sistemi economici e sociali – per essere lo strumento finalizzato a creare vera ripresa e costruire le condizioni per lo sviluppo dei nostri territori e gettare le basi per una next generation. Le risorse del PNRR sono infatti destinate ad una ben precisa finalità: recuperare i divari di cittadinanza e soprattutto i gap di dotazione infrastrutturale, nodo primario della diversa velocità di ripresa tra territori.

Il PNRR, ed è bene chiarirlo, non è però un fondo strutturale ma uno strumento performance based: l’erogazione dei contributi agli Stati è condizionata ai risultati ottenuti. Si confonde infatti il meccanismo di funzionamento dei fondi europei con quella che tecnicamente è chiamata una ‘facility’: il primo funziona a rimborso dei costi, mentre la seconda ‘paga’ la performance, ovvero i risultati. Allora più che di ‘resilienza’, termine che richiama il resistere per tornare alla situazione di partenza (atteso che i divari esistevano già prima dello tsunami pandemico), dovremmo chiamarlo Piano di Cambiamento. Ed usare l’occasione del PNRR per fare davvero un cambio di passo.

Il tema ancor prima che di merito è di metodo. Cambiamento significa infatti presa di coscienza dei motivi per cui segniamo così grandi divari e consequenziale assunzione di responsabilità (nelle scelte e nelle azioni) e capacità di declinare correttamente le riforme necessarie. La sfida allora non è nel declinare le proposte ma come declinarle e quali scelte fare a monte. La politica dovrebbe proprio assumersi il ruolo di fare le scelte necessarie. E farle per tempo.

Assistiamo ancora a dibattiti su ‘cosa fare’ o alla nascita di organismi consultivi per programmare cosa fare mentre il “contatore” è già da tempo partito e, stante il monitoraggio sullo stato di attuazione del PNRR operato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri a fine settembre, il 21% delle risorse da assegnare entro l’anno sono definite e per il restante è perfettamente delineato il sistema di governance: 8 le riforme già avviate su 19 che devono essere avviate entro l’anno.

L’impatto atteso sul PIL di medio periodo da una corretta applicazione delle risorse del RecoveryFund è significativo e potrebbe davvero rilanciare l’economia e correggere alcune storture come i pesanti divari territoriali, sociali e di genere oggi esistenti. Ma gli effetti complessivi dell’intervento sulla ripresa e rilancio della nostra terra dipenderanno anche da quanto saranno incidenti le riforme strutturali previste dal PNRR per favorire la competitività del paese.

Serve responsabilità e serve agire sulle competenze tecniche che mancano, sulle risorse per la progettazione, sui sistemi di governance, sui sistemi di valutazione di impatto della spesa. E su questo torneremo in uno dei prossimi approfondimenti.

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