Riciclavano denaro per conto della famiglia mafiosa dei Tagliavia: 12 arresti, 60 indagati
Grossa operazione antimafia all’alba di oggi con 12 arresti (sei in carcere e sei ai domiciliari) e 60 indagati. Sequestrate, inoltre, 15 aziende e 86 conti correnti. I destinatari degli arresti sono originari della Sicilia (10) e della Puglia (due). Risultano residenti a Palermo (sette), Prato (due), Campi Bisenzio (due) e Sesto Fiorentino (uno). Negli stessi territori gravitano le altre decine di indagati dell’inchiesta denominata “Golden Wood”.
Le accuse contestate riguardano associazione a delinquere finalizzata a riciclaggio, autoriciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché reati di intestazione fittizia di beni, contraffazione di documenti di identità e sostituzione di persona.
Sarebbero stati riciclati proventi degli affari criminali della “famiglia mafiosa di Corso dei Mille” di Palermo, capeggiata da Pietro Tagliavia, condannato con sentenza irrevocabile per il reato di associazione mafiosa, figlio di Francesco Tagliavia, condannato all’ergastolo per le stragi di via d’Amelio a Palermo e via de’ Georgofili a Firenze.
Guardia di Finanza di Prato e Dda di Firenze hanno ricostruito un flusso illecito di denaro per circa 150 milioni di euro, di cui 39 milioni provenienti direttamente da soggetti di Palermo legati alla mafia. Sono denari riciclati principalmente nell’economia toscana.
L’associazione a delinquere avrebbe immesso nel circuito economico denaro di provenienza illecita attraverso le creazione di una galassia di 33 imprese con sedi in tutta Italia, in particolare in Toscana, Sicilia e Lazio, tutte aventi per oggetto sociale il commercio dei pallets, le pedane in legno usate per il trasporto e la movimentazione di materiale.
Le fatture inesistenti venivano emesse sia tra aziende interne al gruppo criminale, sia a favore di aziende ad esso estranee, che usufruendo del servizio illegale si garantivano vantaggi fiscali. Le imprese ‘sane’ avrebbero versato tramite bonifico alle cartiere facenti capo al gruppo criminale il corrispettivo degli importi falsamente fatturati (per consegne di pallets mai avvenute), che poi veniva restituito in contanti, decurtato del 10%.
Lo scopo era, dunque, riciclare, ostacolando l’identificazione della provenienza, i proventi criminali della ‘famiglia mafiosa di Corso dei Mille’ di Palermo, capeggiata da Pietro Tagliavia. Secondo gli inquirenti, gli indagati si erano messi a completa disposizione di Pietro Tagliavia nel periodo in cui egli era detenuto presso la casa circondariale di Prato, tanto da reperirgli nel 2017 un’abitazione in Campi Bisenzio (Firenze) dove aveva scontato gli arresti domiciliari e fornirgli, clandestinamente ed in violazione delle prescrizioni imposte dall’Autorità Giudiziaria, un telefono con cui mantenere contatti anche con i propri sodali in Sicilia.
Sulla presenza di Tagliavia e dei suoi possibili fiancheggiatori a Campi Bisenzio proseguono gli accertamenti. Emergono in particolare due gruppi familiari di origine siciliana, imparentati tra loro, trasferitisi nel Lazio e in Toscana. Sono state 120 le perquisizioni eseguite questa mattina dalla Gdf, nel corso delle quali sono stati sequestrati anche denaro e armi.
Il sistema ruotava intorno a due gruppi familiari di origine siciliana e tra loro imparentati, i Clemente e i Rotolo. Secondo quanto accertato, punto di riferimento indiscusso dell’associazione per delinquere sarebbe Francesco Paolo Clemente, 42 anni, residente in Corso dei Mille a Palermo, finito in carcere. Per l’accusa era lui il ‘dominus’ di diverse ditte e società operanti nel commercio dei pallets. Attorno a lui si muoveva una fitta rete di collaboratori.
Tra questi il cugino Giacomo Clemente detto ‘il tuta’, residente a Sesto Fiorentino (Firenze), anche lui destinatario di custodia cautelare in carcere. La stessa misura è stata applicata a Francesco Paolo Mandalà, alias ‘gemellino’, 31enne di Villabate (Palermo), Alfonso Domenico Imperiale, 62 anni, pugliese residente a Prato, Gaetano Lo Coco detto ‘il ragioniere’, 44 anni di Palermo e Francesco Paolo Saladino, palermitano di 53 anni.
Ai domiciliari sono finiti Leonardo Clemente, 66 anni di Palermo, Pietro Clemente, 55 anni, anche lui residente a Palermo, Santo Bracco, 69enne palermitano residente a Prato, Filippo Rotolo 46 anni di Palermo e i suoi due figli Giulia, 25 anni, e Vincenzo, di 28, entrambi residenti a Campi Bisenzio (Firenze).